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La tragedia
25 Gennaio 2025 - 13:22
La città si risveglia sotto shock, ferita da un venerdì nero che ha versato sangue nei luoghi dove le persone dovrebbero sentirsi al sicuro: il lavoro. In poche ore, due uomini hanno perso la vita in circostanze che fanno rabbrividire e gridare vendetta.
La prima tragedia si è consumata al Parco della Pellerina, dove Eugen Daniel Vasiliu, operaio di 39 anni di origine romena, è morto precipitando mentre montava le giostre del luna park. Un volo fatale, in un contesto dove la sicurezza dovrebbe essere al primo posto, ma dove, ancora una volta, si è rivelata assente. La seconda vittima è Sergio Michele, 57 anni, un artigiano italiano titolare di una ditta individuale, travolto dalle macerie di un balcone in via Valdengo, nel quartiere Barriera di Milano. Stava lavorando a una ristrutturazione quando l’impalcatura ha ceduto, trasformando un normale giorno di lavoro in un dramma irreparabile.
“Non è fatalità, è colpa”
Le parole di Massimiliano Quirico, direttore dell’associazione Sicurezza e Lavoro, suonano come un pugno nello stomaco: “Queste morti non sono incidenti inevitabili. Sono il risultato di una catena di negligenze, superficialità e mancati controlli. Serve un cambio di passo immediato, con più prevenzione, formazione e, soprattutto, verifiche rigorose. Non possiamo continuare a piangere vittime come se fosse normale”.
Questo doppio lutto avviene a pochi giorni dall’inizio del processo per la strage della gru di via Genova, un altro simbolo della strage silenziosa che continua a consumarsi nei luoghi di lavoro italiani. Torino è di nuovo teatro di dolore e sangue, un monito che dovrebbe scuotere le coscienze, ma che troppo spesso resta inascoltato.
Eugen e Sergio erano uomini con sogni, progetti e affetti. Due lavoratori che hanno lasciato un vuoto enorme nelle loro famiglie. Due storie che si somigliano solo nella fine: una morte evitabile, in contesti che avrebbero dovuto garantire sicurezza. Nel frattempo, i cantieri si riapriranno, le giostre verranno montate, e il mondo andrà avanti, come se nulla fosse. Ma dietro queste tragedie c’è il fallimento di un intero sistema. Non si tratta di sfortuna, ma di scelte sbagliate, di omissioni e di una cultura del lavoro che sacrifica vite umane sull’altare del profitto e della fretta.
L’appello di Quirico e dei sindacati è chiaro: basta parole vuote. “Serve un protocollo come quello adottato per il Giubileo di Roma, che metta al centro la legalità, la salute e la sicurezza sul lavoro. Non possiamo più permetterci di abbassare la guardia. Ogni vita persa è un fallimento di tutti noi”.
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