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Lavoro

Crescita nel 2024 per il settore edile, pessime previsioni per il 2025

Il settore edile a Torino nel 2024 è minacciato dall'incertezza del 2025 secondo i sindacati

Crescita nel 2024 per il settore edile, pessime previsioni per il 2025

Foto di repertorio

Dopo un 2024 caratterizzato da una crescita significativa per il settore edile, il 2025 si prospetta come un anno di sfide e incertezze. A lanciare l'allarme è Massimo Cogliandro, segretario generale della Fillea Cgil di Torino e Piemonte, che ha commentato i dati diffusi dalla cassa edile di Torino. "Il settore edile nella nostra provincia ha continuato a crescere nel 2024 e in un territorio come Torino, dove il tessuto industriale è in forte difficoltà, la crescita delle costruzioni ha di certo rappresentato un volano per la nostra economia", afferma Cogliandro.

Il 2024 è stato un anno di crescita per il settore edile torinese. I dati parlano chiaro: sono stati creati 528 nuovi posti di lavoro, con un aumento degli operai occupati da 20.353 nel 2023 a 20.911 nel 2024. Un incremento che ha coinvolto anche i lavoratori stranieri, passati da 10.745 nel 2023 a 11.482 nel 2024, rappresentando il 54,91% degli operai regolari del settore. Anche le ore lavorate e versate in cassa edile sono aumentate, passando da 20.846.577 milioni di ore nel 2023 a 21.419.549 milioni nel 2024, con un incremento del 2,75%. Il monte salari degli operai è cresciuto del 6,17%, passando da 247.155.628 milioni di euro nel 2023 a 262.409.853 milioni di euro nel 2024.

Nonostante questi numeri positivi, un dato in controtendenza emerge con preoccupazione: la diminuzione delle aziende regolarmente iscritte alla cassa edile di Torino, passate da 3.988 nel 2023 a 3.882 nel 2024. Una riduzione di 106 aziende che Cogliandro attribuisce alla cancellazione dei bonus da parte del governo. "Il dato diffuso è chiaro e non può essere equivocato", sottolinea il segretario, evidenziando come il settore abbia beneficiato delle politiche di superbonus e Pnrr.

"Siamo preoccupati per il futuro", ammette Cogliandro, "non solo perché i primi dati dell'annualità 2025 fanno registrare una prima inversione di tendenza in negativo, ma soprattutto perché le politiche del governo, riferite al settore, con la cancellazione dei bonus, non convincono".

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