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LA VERTENZA

Gurit, «Il lavoro c’è ma se ne va in Cina». Via ai licenziamenti

Il colosso svizzero che produce pale eoliche

Gurit, «Il lavoro c’è ma se ne va in Cina». Via ai licenziamenti

Lavoratori Gurit durante il presidio

È deciso, la Gurit Italy di Volpiano chiuderà i battenti.
Restano inascoltate le proteste dei lavoratori che si sono radunati davanti all’Unione Industriale di Torino mentre, all’interno dell’edificio, i sindacati hanno incontrato i dirigenti.

L’azienda non cambia idea: entro aprile lo stabilimento chiuderà e 56 dipendenti (su 64 totali), resteranno a casa. «Hanno ribadito la posizione dei licenziamenti collettivi. Come abbiamo detto per noi oggi la richiesta era quella che ritirassero i licenziamenti perché secondo noi non c’erano le condizioni tali per giustificare questa scelta», hanno rivelati i sindacati usciti dal tavolo di confronto. Per evitare la chiusura e i licenziamenti si è provato a parlare di una possibilità di vendita: «Perché non vendete? Loro hanno affermato che non c’è nessuna volontà di farlo».


La giustificazione sarebbe l’assenza di possibili acquirenti ma i dipendenti, stanchi delle spiegazioni che secondo loro nascondono i reali interessi dell’azienda, non credono nemmeno a questo: «Certo, non vogliono vendere perché creerebbe concorrenza».
I sindacati hanno detto, rivolgendosi ai dipendenti radunati lì in strada: «La scelta loro è di mantenersi le commissioni che hanno e farle in Cina. È una scelta ingrata, che ne va della vostra pelle».

Il colosso svizzero, specializzato nella produzione di pale eoliche, ha deciso di delocalizzare in Cina a causa di un calo delle commesse e la crescente concorrenza cinese. I lavoratori però non ci stanno. «Non è vero. Il lavoro c’è, gli ordini ci sono... Vogliono solo spostarsi in Cina per spendere meno», è l’idea condivisa dai lavoratori.

«Gliele faremo pagare tutte, non ci fermeremo. Cercheremo ad alzare il livello con tutte le istituzioni possibili, fino a far arrivare al Ministero tutte le nostre istanze», un’affermazione condivisa che ha scatenato l’applauso carico di rabbia e delusione della folla.
Il 19 febbraio è previsto un altro incontro per capire il futuro dei dipendenti Gurit. Tuttavia nell’attesa delle prossime trattative, i lavoratori dovranno «timbrare il cartellino come ogni mattina e continuare a lavorare per un posto a cui frega solo dei suoi interessi e che domani ci sbatte fuori senza problemi».

«Non ce l’aspettavamo. Una doccia gelata che fa arrabbiare - commenta Erica Varaia, una delle dipendenti che rischia il posto -. Non credo ci sia un vero calo di ordini o di sovrapprezzo ma è solo una convenienza. Il vero motivo è che costa meno produrre e spostare un’intera produzione che prima era in Italia. Ora non ci resta che capire come uscirne più in piedi possibile».

«Sono solo degli egoisti - afferma con rabbia Danilo -  è per gente come loro se l’Italia crolla. Perché non è solo lo stabilimento di Volpiano ma un atteggiamento irrispettoso e veramente egoistico di tutte quelle aziende che mettono al primo posto i propri interessi invece dei propri lavoratori e rovinano il paese. Io ho appena aperto un mutuo. E ora? Ci sono persone che hanno firmato un contratto annuale e che dall’oggi al domani si ritrovano ad essere lasciati a casa a nemmeno metà dell’anno. Hanno firmato i lavoratori tanto quanto l’azienda e quel contratto va rispettato. Un vero schifo».

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