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LA STORIA

Leon e Shayla al sicuro grazie alle donazioni. Ma è ancora polemica

Luci e ombre di un dramma torinese: i due cani in balia della burocrazia, sono rimasti in casa per 3 settimane

Leon e Shayla al sicuro grazie alle donazioni. Ma è ancora polemica

Leon e Shayla al sicuro grazie alle donazioni. Ma è ancora polemica

La bella notizia che in tanti aspettavano: Leon e Shayla sono al sicuro. Sono stati portati in un rifugio privato a Trofarello e il primo mese della loro permanenza verrà saldato grazie alla raccolta fondi che è stata organizzata per loro. Detto ciò, facciamo un passo indietro cercando di fare luce su una vicenda che ha lasciato tanti lettori con diversi punti interrogativi. Tutto comincia il 22 gennaio, quando la padrona dei 2 cani lascia casa sua per andare a fare una prova di lavoro in Emilia Romagna, dopo una serie di sfortunati eventi che l’hanno vista «arrivare sull’orlo di un baratro« come la ragazza stessa ci ha raccontato al telefono. Affida a una vicina i cani: doveva essere questione di pochi giorni.

E così la donna, che pensava di fare un favore a questa ragazza, si ritrova in una condizione difficile. Qualche condomino le dà una mano, tra passeggiate e visite e al cibo per i cani ci pensa la Lida. La donna si ritrova a chiamare le forze dell’ordine. Queste rispondono che non possono agire. «Mi è stato detto che è L’Enpa a occuparsene. L’Enpa mi rimanda alle forze dell’ordine». I giorni passano. I cani cominciano a fare i primi danni in casa. Shayla forse è incinta. Il clima è disperato. Poi, finalmente, la proprietaria firma la cessione di proprietà a una volontaria.

Il caso, quindi, tecnicamente è chiuso. Ma tanti sono rimasti con l’amaro in bocca. La Lida manda un comunicato stampa dove individua la responsabilità a Enpa: «I cittadini torinesi, finanziano anche gli appalti comunali, tra cui quello per la gestione dei canili municipali per la presa in carico degli animali abbandonati. Il capitolato tecnico comunale specifica dettagliatamente quali siano i compiti che il gestore deve assicurare sul territorio torinese con l’appalto triennale di ben 2.532.000,00.
Eppure da anni ormai si reiterano innumerevoli casi in cui le forze dell’ordine, le guardie zoofile e anche gli
stessi cittadini, di fronte a gravi difficoltà con cani e gatti, ricevono dal gestore sempre la stessa risposta,
cioè che il canile è pieno e che, quindi, non può accogliere nessun animale, costringendo così i richiedenti ad improvvisare soluzioni».

Interpelliamo Elena Guttaiano, referente Enpa: «Non toccava a noi intervenire. I cani sono di una privata che aveva un’accordo con un’altra privata. Ci occupiamo di cani che vengono trovati in strada oppure di persone che vengono arrestate o che hanno gravissimi problemi di salute, come un malato terminale. E sono i servizi sociali a fare da ponte. Inoltre, siamo alla stregua, ospitando 174 cani in un luogo adibito per 100». Guttaiano ci dice che le cose sarebbero ovviamente diverse se la padrona di Leone e Shayla si fosse allontanata senza lasciare le chiavi a nessuno «in quel caso sarebbe stato un abbandono. E lì ci saremmo presi carico dei cani. Non so dove li avremmo messi, visto che ho cani negli spogliatoi e nei box» conclude. E allora facciamo un altro passaggio.

La padrona dei cani, come abbiamo scritto in articoli precedenti, arriva da una situazione davvero disastrosa. Nonostante ciò, la ragazza non era seguita da servizi sociali. «No, nessun aiuto dalle istituzioni. Sono stata 5 anni in comunità per disintossicarmi dalla droga. Mi sono sposata, separata, ho scoperto di essere incinta. Ho dovuto abortire» ci racconta, la voce rotta dal pianto «Per settimane non avevo un soldo per mangiare, per dare cibo ai miei cani sono stata a digiuno. Mi sono trovata in una situazione più grande di me. Non ho una famiglia. Non ho nessuno. Prima di andarmene avevo fermato un appartamento. Nonostante fossi in condizione precaria, una donna di buon cuore mi aveva capita. Il mio piano era star via pochi giorni, tornare, prendere i cani e rifarmi una vita qui. Sono la mia famiglia. Sono distrutta».

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