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Sanremo 2025: le canzoni su Alzheimer e depressione e il ruolo dei cani nel supporto ai pazienti

Un'analisi che unisce musica, scienza e la profonda connessione tra l'uomo e il suo "miglior amico"

Sanremo 2025: le canzoni su Alzheimer e depressione e il ruolo dei cani nel supporto ai pazienti

Fedez con il suo cane Silvio

Il Festival di Sanremo, nella sua storica kermesse musicale, non ha solo offerto spettacolo, ma ha sollevato riflessioni su temi sociali e sanitari. Due brani in particolare hanno acceso un dibattito su patologie che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo: la depressione e l'Alzheimer. Fedez, con il suo brano "Battito", ha parlato della depressione, descritta dall'OMS come “il male del secolo”, mentre Simone Cristicchi, con "Quando sarai piccola", ha raccontato la sofferenza di un figlio che deve affrontare l'Alzheimer della madre. Ma a fianco di questi temi, emergono anche le potenzialità di un alleato inaspettato: il cane.

Il dibattito sul ruolo attivo del cane nella cura della depressione è ancora aperto nella comunità scientifica. Tuttavia, diversi studi hanno suggerito che la presenza di un cane possa migliorare il benessere di chi soffre di questa patologia. Un esempio recente è uno studio pubblicato nel 2021, che ha analizzato il periodo del lockdown. Durante la pandemia, la solitudine e l'isolamento hanno amplificato i sintomi depressivi, ma coloro che vivevano con un cane hanno riportato un maggiore senso di sostegno sociale. Questo potrebbe aver contribuito a mitigare gli impatti psicologici negativi causati dalla crisi sanitaria globale. I cani sono in grado di riconoscere il nostro stato emotivo e, in alcuni casi, possono fungere da supporto psicologico.

Nel caso dell'Alzheimer, i cani non sono solo un supporto emotivo, ma anche un possibile strumento di diagnosi. Gli studi suggeriscono che i cani possiedano capacità olfattive talmente raffinate da poter rilevare cambiamenti biochimici nel corpo umano. Un esempio di ricerca condotto nel 2016 ha esplorato la possibilità che il fiuto dei cani potesse individuare le sostanze chimiche che accompagnano le fasi iniziali dell'Alzheimer. Sebbene lo studio non abbia fornito prove conclusive, ha alimentato l'ipotesi che i cani possano svolgere un ruolo anche nella diagnosi precoce della malattia.

Oltre a questo, è stato condotto uno studio italiano nel 2021 dall'Università di Parma che ha evidenziato come la presenza di cani da supporto abbia portato a un miglioramento significativo del benessere fisico e mentale dei pazienti affetti da Alzheimer. I risultati hanno mostrato che i pazienti che interagivano con i cani presentavano miglioramenti nel loro stato cognitivo e mnemonico, a differenza di coloro che non avevano avuto questo tipo di contatto.

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