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L'inceneritore di Torino sarà ampliato: ecco cosa cambierà al Gerbido

Via libera alla costruzione della quarta linea: potrà bruciare altre 250mila tonnellate di rifiuti all'anno

L'inceneritore di Torino sarà ampliato: ecco cosa cambierà al Gerbido

L'inceneritore di Torino sarà ampliato: ecco cosa cambierà al Gerbido

L’inceneritore di Torino sarà ingrandito.

La decisione era nell’aria da tempo ma adesso è ufficiale: il termovalorizzatore del Gerbido aggiungerà una linea alle attuali tre passando da un potenziale di circa 600mila tonnellate di rifiuti l’anno alle future 850mila. Abbastanza, in teoria, per soddisfare le esigenze di tutto il Piemonte e per centrare l’obiettivo - fissato per il 2035 - di chiudere le discariche regionali, a patto che la percentuale di differenziato continui ad aumentare.

In “corsa” con il Gerbido c’erano due aree ad Asti, dove si sarebbe dovuto realizzare un nuovo inceneritore, ma l’Autorità regionale dei rifiuti, guidata da Paolo Foietta, le ha dovute scartare perché «insufficienti ad ospitare un impianto di termovalorizzazione della potenzialità definita». E così venerdì sera il consiglio d’ambito dell’Autorità ha optato per l’unica scelta possibile, aprendo la strada all’ampliamento del Gerbido che, da cronoprogramma, dovrebbe essere pronto nel 2031. Entro fine mese l’atto dovrà essere approvato in assemblea, composta da tutti i consorzi rifiuti e tutte le province piemontesi e guidata dal sindaco metropolitano Stefano Lo Russo. Nonostante qualche mugugno, in arrivo in particolare da Beinasco, si dovrebbe trattare solo di un atto formale e, a quel punto, si passerà alla progettazione.

Cosa cambierà al Gerbido? «L’impatto sarà molto limitato - rassicura Paolo Foietta - in pratica saranno costruiti un edificio e una fossa in più, collegati all’impianto esistente e compresi nell’attuale perimetro. Il camino ovviamente resterà quello esistente, non ce ne saranno di nuovi». Ora sarà affidato un incarico al Politecnico per la definizione delle caratteristiche progettuali e in seguito partirà l’iter per arrivare, tra circa un anno, alla gara d’appalto. L’investimento dovrebbe essere nell’ordine dei 300 milioni di euro ma ovviamente per le cifre precise occorre attendere il progetto. I soldi però non costituiscono un grosso problema, in quanto il termovalorizzatore in realtà ne produce. E pure tanti. Nel 2023 Trm ha distribuito agli azionisti (Iren all’80%, il Comune di Torino al 16,5%, il resto a consorzi e altri Comuni) ben 36,7 milioni di euro di dividendi e, con l’ampliamento, la cifra potrebbe salire ancora. «Certo, utili ulteriori potranno esserci ma a una condizione - spiega Foietta -: faremo in modo di mantenere le attuali tariffe, che sono di circa 118 euro a tonnellata. Sono le più basse d’Italia e tali devono restare, per evitare che eventuali aumenti vadano a pesare sulle bollette dei cittadini».

Non tutti sono d’accordo. Il consiglio comunale di Beinasco ha di recente detto “no” all’ampliamento: «Ne sono consapevole - spiega Foietta - e abbiamo anche già fatto nostre alcune delle richieste avanzate da Beinasco come quella di costituire un comitato locale di controllo che coinvolga i sindaci del territorio già nella fase progettuale. Poi chiaramente una parte di dissenso è inevitabile: nel 2005, quando fu deciso di costruire l’inceneritore, ci furono 14 ricorsi, dal Tar al Presidente della Repubblica, ma vennero tutti respinti. Per fortuna, oserei dire: pensate in che situazione ci troveremmo oggi se non ci fosse stato l’inceneritore».

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