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Il Festival verso Torino
08 Marzo 2025 - 16:40
Mike Bongiorno avrebbe compiuto 100 anni il 26 maggio via verdi
La Rai contro Sanremo circa il futuro del festival della canzone italiana più famoso della storia della tv? Non è la prima volta che il destino della musica si trova di fronte a un bivio dettato da un tentativo di "sabotaggio", diciamo così, solo che questa volta la situazione è opposta a ciò che avvenne esattamente trent'anni fa. Sì, quando Canale5 provò a clonare il successo del Festival di Sanremo ideandone uno suo, il Festival Italiano. Oggi, invece, è il Comune ligure ad avere indetto un bando per decidere quale tv abbia i requisiti per organizzare la rassegna che, quindi, potrebbe non essere più nella mani della Rai. Se così fosse, Viale Mazzini non ci metterebbe nulla a cambiare il nome al suo format in Festival della Musica Italiana, e portarselo in un'altra città, probabilmente la nostra Torino. O, almeno, così si sogna da queste parti.
Il contrario di quanto avvenne nel 1993, anno in cui il Biscione, azzardò la sfida alla tv di stato consegnando nelle mani, tra l'altro, del torinese Mike Bongiorno la guida della prima edizione del Festival Italiano. La valletta era Paola Barale, altra piemontese, e in gara si esibirono nomi quali gli 883 e Fiorello, Al Bano e Romina, Alessandro Canino, Antonio Decimo con Amedeo Minghi, Rossana Casale, Gli Stadio, i Tazenda. Ospiti furono Paul Young, Lisa Stansfield e Céline Dion. Chi vinse? Ovviamente l'amata coppia 883 e Fiorello con "Come mai".
L'anno dopo l'esperienze si replicò e Mike si portò sul palco un'altra torinese, Antonella Elia. Tra i concorrenti, Mia Martini, Gianni Bella, Jo Squillo, Mietta, Sal Da Vinci che vinse con il brano "Vera". E c'è di più, perché tra gli ospiti Mike portò nomi quali Naomi Campbell, Gianni Morandi e i Pooh.
Un successo il Festival di Mediaset che mandò su tutte le furie Pippo Baudo il quale proibì a tutti i cantanti che vi parteciparono di concorrere al Festival di Sanremo 1995 di cui era il direttore artistico. Una bufera che mandò nel panico i discografici italiani tanto da spingerli a snobbare il Festival di Canale 5 il, quale, ovviamente non si fece più.
Se mai il bando sanremese fosse vinto da un'altra emittente diversa dalla Rai, ci si troverebbe di fronte una situazione simile ma opposta, dove la tv di stato avrebbe tutti i mezzi per replicare il suo format in un'altra location con il suo giovane Baudo Carlo Conti e un potenziale pubblicitario da 65 milioni di euro.
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Cosa che potrebbe fare desistere la concorrenza la quale, invece, come potenziale avrebbe solo la certezza dell'amarcord all'ombra delle palme e dei fiori della Riviera. Perché Sanremo non è Sanremo. Sanremo è la tv dove, il caso Amadeus insegna, se tutto cambia, da qualche altra parte, rimane tutto uguale.
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