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Verso il nuovo Piano regolatore
20 Marzo 2025 - 18:57
L’obiettivo è portare entro la fine dell’anno il progetto preliminare, partendo da maggio con le prime discussioni in commissione. Si tratta del secondo di quattro step che sospingeranno Torino verso ciò che diventerà nei prossimi anni. Svecchiando, finalmente, un Piano regolatore che la città si porta dietro da 30 anni e che oggi arriva a contare ben 333 varianti. «Ormai deteriorato e che respinge gli investimenti», ha affermato l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, in occasione dell’incontro che il gruppo consiliare Moderati ha organizzato ieri mattina in Sala Colonna ed a cui ha preso parte anche il sindaco Stefano Lo Russo. «Si è partiti con un primo anno di ascolto, incontrando i diversi stakeholders (2024). Il 2025 è invece l’anno di restituzione di una prima idea di progetto preliminare», ha spiegato il capogruppo Simone Fissolo.
«Abbiamo attivato la più grande mole di investimenti pubblici che questa storia ricordi: in questa stagione (entro il recovery plan, da 2022 a fine 2026) 909 milioni di euro (quasi il triplo delle Olimpiadi). Questa leva di investimento pubblico - racconta Lo Russo - ha l’obiettivo di rimettere in moto un processo virtuoso di investimenti privati. Una città si sviluppa nella misura in cui pubblico e privato lavorano in sinergia. Oggi i tempi del Piano sono completamente lontani dagli obiettivi privati. Questo enorme lavoro amministrativo vuole restituire alla fine del nostro mandato lo strumento che chi verrà potrà utilizzare per la Torino che vogliamo costruire», annuncia.
«Cifre che non contano i quasi 2 miliardi di metropolitana (la linea 2) e altri investimenti tra università e ferrovie. Il numero di investimenti che atterrerà su Torino è pazzesco. Dobbiamo pensare a un piano che sia in grado di accogliere le ricadute di questi investimenti», sostiene Mazzoleni.
Un’asincronia tra tempi pubblici e privati in cui incide oggi una rigenerazione urbana zavorrata anche «dall’aumento vertiginoso dei costi della “nuova edilizia” ecocompatibile, oltre che dal caro materiale», spiega la vicepresidente Ance Paola Orsini. Insomma, costruire edifici ad impatto zero, o quasi, e poco energivori - almeno di classe A, secondo gli standard normativi previsti -, ha un costo ed alto. «Inoltre, vi è una tale stratificazione di norme che è necessaria un’interlocuzione continua con l’Amministrazione pubblica», aggiunge Orsini. Tutti fattori che aumentano il divario tra la necessità di efficienza dei tempi privati e i requisiti di quelli pubblici, come la procedura «arzigogolata e bizantina del Piano», scherza Mazzoleni. E che rischiano di far perdere alla Città investimenti preziosi. «Chi investe in questa città deve avere certezza di potere ottenere permessi in tempi accettabili», aggiunge invece il leader Moderati Giacomo Portas.
I luoghi abbandonati di Torino, la transizione ecologica e la variazione del profilo demografico della città costituiscono gli aspetti sostanziali intorno ai quali dovrebbe gravitare il nuovo Prg torinese.

L'incontro in Sala Colonne di Palazzo di Città
«La trasformazione degli spazi vuoti deve essere la chiave. Torino - continua Mazzoleni - deve rivendicare la sua specificità. Un esempio sarà il boulevard sopra il “trincerone” di Barriera di Milano, a valle del completamento della linea 2 metropolitana (nel tratto di ferrovia nella zona nord della città abbandonato da decenni, coperto per permettere la creazione interrata delle stazioni Corelli, San Giovanni Bosco e Giulio Cesare, riqualificando i 67mila metri quadrati della sua parte superficiale. Con oltre 700 alberi e 4,5 chilometri di piste ciclabili, come da piano progettuale, entro il 2032, nda)».
Essenziale anche riuscire a trattenere i giovani. «Se facciamo ripartire la città ma non riusciamo a tenerci i giovani perché non si trova affitto o i canoni sono troppo alti è una sconfitta. Il Piano, nel merito, prevederebbe un quadro entro il quale normare gli affitti calmierati», dichiara infine l’assessore.
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