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Amiat accelera nella transizione ecologica: nuovi veicoli elettrici e impianti fotovoltaici per il 2030

Amiat punta sulla sostenibilità: più veicoli elettrici e impianti fotovoltaici per la transizione ecologica entro il 2030

Via il diesel entro il 2030 e uno studio in atto per l’autoproduzione: Amiat verso l’autosufficienza elettrica

Si è partiti nel 2018 e in 3 anni in dotazione c’erano già più di 300 mezzi elettrici. Oggi il nuovo boost verso la transizione ecologica di Amiat sembra essere l’implementazione dei sistemi di raccolta porta a porta nel centro città, che ha richiesto un sostanziale ammodernamento del parco veicoli con 39 nuovi elettrici nel 2024. «Obiettivo sostituire tutti gli Euro 2, 3 e 4 entro il 2030 (oggi 122) con mezzi a ridotte emissioni (elettrici o a biodiesel, nda)»: lo ha spiegato l’Ad Amiat Enrico Clara, nella riunione delle commissioni Servizi Pubblici e Ambiente, lo scorso mercoledì.

Target, quindi, l’aumento del numero di veicoli alimentati da energie rinnovabili, che oggi arrivano a circa uno su tre (352 su 1170) per i mezzi di raccolta rifiuti - i cosiddetti “waste” - e uno su due (58 su 119) per i mezzi non specifici - non waste -. «Qui siamo a metà del guado - racconta Clara -, man mano che i mezzi raggiungono il loro fine vita li sostituiamo con gli elettrici».

Fonte:  Amiat

Ma se ci sono alcune eccezioni virtuose, come i veicoli di spazzamento manuale: i Goupil alimentati da batterie al litio, che rappresentano la quasi totalità della nettezza urbana (l’88% del parco waste). Di contro, più grandi si fanno i mezzi di raccolta, meno è significativa l’alimentazione elettrica (tra i mezzi con vasca, pedana o lift, i compattatori e i mezzi di spazzamento meccanizzati, non si supera il 4%).

Un’altra difficoltà sembrerebbe l'individuazione di tecnologie elettriche consolidate: «ci basiamo su almeno 8 anni di vita, un coefficiente di decadimento delle batterie dell’80% e un’assistenza post-vendita certa. Questo limita molto le nostre capacità di acquisto - sostiene l’ingegnere del gruppo Iren Paolo Chiabodo -. La soluzione ad oggi presente sul mercato per sostituire un telaio pesante elettrico, ad esempio, costa tre volte tanto uno tradizionale e non sarebbe pensabile», spiega. 

Ma l'obiettivo è anche quello di rendere le sedi operative quasi completamente autosufficienti. Amiat - che già autoproduce l’energia elettrica necessaria alla ricarica soprattutto grazie all’impianto a biogas dell’ex discarica di via Germagnano - starebbe studiando l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici sulle coperture di alcune sedi operative di ricarica dei veicoli elettrici. «Con l’entrata in servizio del nuovo impianto fotovoltaico in via Germagnano, ad esempio, arriveremo a un surplus tra generazione da fonti rinnovabili e consumo del 186%», chiosa l’Ad.

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