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IL FATTO
22 Marzo 2025 - 12:33
Lunedì prossimo aprirà ufficialmente il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di corso Brunelleschi, con una ventina di ospiti già pronti a essere accolti. La struttura, che potrà ospitare fino a 70 persone, accoglierà stranieri irregolari o soggetti colpiti da provvedimenti di espulsione. L’apertura del Cpr segna una nuova fase per il centro, ma anche l’inizio di un percorso segnato dalle contestazioni di diverse associazioni e gruppi che si oppongono a questo tipo di strutture.
Nel corso della mattinata, davanti al Cpr è stato spinto Marco Cavallo, il celebre cavallo azzurro di legno e cartapesta che, nel 1973, era stato realizzato come opera collettiva nel manicomio di Trieste su iniziativa di Franco Basaglia, allora direttore dell’ospedale psichiatrico. Marco Cavallo, simbolo di denuncia contro l’istituzionalizzazione e l’inumanità degli ospedali psichiatrici, ha viaggiato attraverso gli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) in tutta Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dei detenuti psichiatrici. Ora il cavallo azzurro riprende il suo cammino nei Cpr italiani, come simbolo di «denuncia, ma anche di speranza e partecipazione».
Le manifestazioni contro l’apertura del Cpr di corso Brunelleschi sono state organizzate da numerosi gruppi tra cui la "Rete Mai Più Lager", "No ai CPR", "Forum di Salute Mentale", "Legal Team Torino" e la "Società Italiana di Medicina delle Migrazioni". Queste realtà denunciano la funzione dei Cpr come luoghi di detenzione privi di giustificazione legale e umana. «Chi è rinchiuso nei Cpr è per legge un "clandestino"», affermano gli organizzatori. «È un migrante, una persona che ha perso tutto e che ora perde anche la libertà e la dignità. I Cpr sono l’emblema dell’ingiustizia sociale del nostro tempo: luoghi di detenzione senza colpe, di esclusione senza appello, di violenza istituzionale normalizzata».
Secondo i manifestanti, i Cpr non solo violano i diritti fondamentali delle persone, ma sono anche simbolo di una politica migratoria che criminalizza chi cerca rifugio. «Solo la cultura può rompere il silenzio, cambiare la narrazione e creare nuovi spazi di resistenza e solidarietà», concludono gli organizzatori delle proteste. E' attesa una nuova manifestazione di protesta, lunedì pomeriggio, proprio davanto al Cpr.
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