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LA STORIA
22 Marzo 2025 - 14:31
In ginocchio, a pulire pavimenti. Picchiata, abusata, umiliata. “Fai schifo, a Porta Palazzo ne compro quattro come te, a un euro” le urlava il marito davanti ai figli. È il dramma di una donna egiziana di 30 anni, venduta in sposa a un uomo che l’ha segregata per dieci anni in casa. Costretta “a vivere la legge islamica” o meglio, un’estrema interpretazione di questa. Una sera di ottobre è il figlio della donna, sette anni, a chiamare la polizia “papà sta ammazzando la mamma”. Perché prima, pare che nessuno se ne fosse accorto di quelle violenze che si consumavano quotidianamente nell’appartamento di 50 metri quadri, nel quartiere Aurora, dove vivevano la vittima, il marito, il figlio di sette anni e gli altri bambini della coppia. Alla donna era stato impedito di trovare un lavoro, imparare l’italiano, uscire di casa se non in presenza del coniuge.
Costretta ad aver rapporti sessuali con il marito e ad abortire poi tutti quei feti che si rivelavano di sesso femminile. La donna non possedeva nemmeno le chiavi dell’appartamento in cui viveva, non poteva possedere nulla, non aveva un soldo in tasca. “Non vali nulla” affermava l’uomo, che nel frattempo era anche libero di avere relazioni con altre donne, senza nemmeno nascondersi dalla moglie. Negli atti giudiziari che ricostruiscono la vicenda si legge che la donna, nel 2019, era stata violentata anche dal suocero, in occasione di un viaggio in Egitto. La gip Odilia Meroni negli scorsi giorni ha ordinato il divieto di avvicinamento al almeno mille metri dalla vittima e dai figli, oltre al divieto di comunicazioni e al braccialetto elettronico, come da richiesta della procura. “O mi obbedisci o ti ripudio” minacciava l’uomo, oggi accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate: un uomo che non concedeva il divorzio e minacciava la consorte a proposito. Quando lei ha provato a disobbedire ai suoi ordini e lo ha denunciato, lui di tutta risposta ha reagito con violenze ancora peggiori.
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