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La crisi dell'ex Fiat
27 Marzo 2025 - 08:30
Nella galassia Stellantis, dove si festeggia per riconquiste di pochi punti percentuali di quote mercato, c'è un brand che vola, addirittura. Ed è paradossale. Perché da un lato il presidente del Gruppo, John Elkann, imputa alla concorrenza cinese (e non solo) il tracollo di Stellantis; dall'altro è cinese il brand che vola. Ma, volendo essere nazionalisti, fa ben poca differenza per l'Italia, in quanto il nuovo modello sarà prodotto in Spagna. E, qui, vi spieghiamo perché.
Il paradosso che analizziamo è quello di Leapmotor, anzi Leapmotor International, ché è questa la denominazione corretta della joint venture di Stellantis e del produttore di veicoli elettrici cinese. Nella lettera agli azionisti di Exor, John Elkann si sofferma particolarmente su Leapmotor: il marchio cinese ha raggiunto "la redditività già nel quarto trimestre, ben prima del previsto. Leapmotor ha avviato con successo le esportazioni, con quasi 14.000 unità vendute all'estero" e ben 400 punti vendita a livello globale. Il brand, il quindicesimo del gruppo franco-italiano, ha di fatto raddoppiato i suoi ricavi: oltre 4 miliardi di euro (+90%) nel 2024 e un margine lordo dell'8,4%.
Però proprio Elkann, parlando delle difficoltà di Stellantis - ricavi netti di 156,9 miliardi di euro, ossia -17% rispetto al 2023, e un utile operativo rettificato di 8,6 miliardi di euro, vale a dire -64% - mette nero su bianco: "la concorrenza si è intensificata, soprattutto da parte dei produttori cinesi di EV a prezzi più competitivi, che hanno esercitato una pressione al ribasso sui prezzi. Le esportazioni cinesi di auto elettriche hanno raggiunto 1,3 milioni di unità nel 2024, con un aumento annuo del 24%, secondo la China Passenger Car Association. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente in regioni chiave per noi, come Brasile, Unione Europea e Messico, dove i marchi cinesi hanno guadagnato quote di mercato".
Per quanto Leapmotor rappresenti ben poco delle finanze del Gruppo, bisogna comunque ammettere la situazione paradossale. D'altra parte, l'allora ceo Carlos Tavares aveva detto che bisogna "saltare sul treno prima di essere travolti" e, in questo caso, era il treno da Pechino. Anzi, da Hangzhou, sede di Leapmotor. Che adesso affida al nuovo suv B10 il suo piano di svolta - tecnologicamente dotato, è ben più apprezzabile rispetto agli altri modelli e con ragione: il suo design è stato sviluppato con la "formazione" dei tecnici Maserati - anche in Europa. Dopo aver incassato già 31.000 ordin in patria, il B10 sbarca in Europa, però a Saragozza, non in Italia. E stavolta non si può accusare Elkann di non pensare al Paese che ha dato i natali alla (ex) Fiat, in quanto la colpa è proprio dell'Italia.
Pechino infatti ha insistito con le proprie imprese perché evitino investimenti (quello globale di Stellantis per l'operazione Saragozza è di 180 milioni di euro) in Paesi europei che hanno votato a favore dei dazi sui veicoli cinesi. Italia e Polonia (c'era in ballo lo stabilimento di Tychy) notoriamente hanno votato a favore. La Spagna, invece, si è espressa contro. E coglie i (piccoli) frutti.
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