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Il Borghese
29 Marzo 2025 - 07:50
Cosa c’entra la bandiera dell’Europa con il rinnovo del contratto dei metalmeccanici? E quella della Nato? Politicamente la risposta l’hanno data i manifestanti: «No al riarmo» e concetti similari? Anche se il piano di riarmo europeo prelude, nel caso, a una riconversione dell’industria metalmeccanica italiana? Domanda oziosa. Più facile pensare che, ormai, ogni manifestazione è la scusa di certa parte per esternare posizioni anche estreme. Prosaicamente potremmo dire che i lavoratori accusano l’Europa di strategie sbagliate: a cominciare dalla transizione all’elettrico che ha portato alla crisi dei produttori d’auto. Ma qui la questione è diversa.
Al centro di tutto - con buona pace dei piromani di bandiere - giova ricordare che c’è il rinnovo del contratto dei lavoratori (non dei militanti dei centri sociali o che altro), bloccato da quasi un anno su uno scoglio di 280 euro. Che Finmeccanica non vuole riconoscere, proponendo in cambio soluzioni di welfare aziendale, benefits e via dicendo. È la cosiddetta “sostenibilità” che ormai fa bilancio a sé e garantisce anche rating finanziario. I grandi gruppi l’hanno capito. Ma con il welfare aziendale non sempre ci fai la spesa, magari al discount. Il problema è: come si preserva - “rilanciare” sarebbe troppo, ora - l’industria metalmeccanica italiana? Nonostante i timori di certi manifestanti, è difficile che la riconversione bellica possa trovare casa in Italia nella misura in cui accadrà in Germania. Perché anche la riconversione prevede investimenti, adeguamenti di strutture e piani industriali. Ed è qui che, forse, certa politica si incaglia, peggio del contratto dei lavoratori.
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