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02 Aprile 2025 - 09:30
Operazione della Digos contro attivisti di Askatasuna
«La Digos si presenta alle prime luci dell'alba a casa di giovani compagni e compagne per notificare diverse misure cautelari. Quando si dice legarsela al dito». A scrivere il messaggio sui social network sono gli attivisti del centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita 47. Lunedì era terminato il maxi-processo con una sentenza culminata in 18 condanne e 10 assoluzioni, e dove però era caduta l'accusa di associazione per delinquere. Le misure cautelari sono otto, per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e comprendono arresti domiciliari e obblighi di firma.
I fatti contestati si riferiscono al corteo della sera del 9 gennaio in centro a Torino. Quando circa 500 manifestanti, in solidarietà con Ramy (l'egiziano morto a Milano dopo essere stato inseguito dai carabinieri) avevano raggiunto il commissariato di polizia "Dora Vanchiglia" imbrattandone le mura e rompendo le vetrate per un danno di circa 12.500 euro. I manifestanti, membri dei centri sociali, attivisti Pro-Pal e anche "maranza" reclutati per il corteo, avevano poi lanciato bombe carta, razzi, bottiglie di vetro e pietre contro le forze dell'ordine, danneggiando i mezzi di servizio per un totale di circa 18mila euro, utilizzando anche pali in ferro della segnaletica stradale e transenne metalliche, aprendo uno sportello di un blindato all'interno del quale c'era un militare. I manifestanti avevano poi continuato il corteo per il centro, raggiungendo piazza Carlina, sede del Comando Legione Carabinieri Piemonte e Valle d'Aosta, lanciando nuovamente pietre, bottiglie, petardi ed altri oggetti contro le forze dell'ordine. Durante gli episodi di violenza sono rimasti feriti quattro agenti del Reparto mobile di Torino e un carabiniere.
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