l'editoriale
Cerca
La parola ai lettori
05 Aprile 2025 - 11:51
Da chi brucia bandiere ad Askatasuna: come facciamo a fidarci dei giudici?
Egregio direttore, quello che troviamo scritto sulla carta stampata mi spinge a commentare. Finito il Ramadan gli stranieri islamici e non solo, hanno dato sfoggio di che cosa pensano dell’Italia, del popolo italiano e dei suoi rappresentanti bruciando bandiera, urlando slogan ecc.. bruciando foto e quant’altro. E noi pensiamo di permettere la costruzione di una moschea? Non si dimostrano per niente grati per essere stati accolti da noi. Un tale comportamento non è accettabile ed ecco perché non intendono firmare l’intesa, per loro diventerebbe molto limitante. E che dire dell’europarlamentare che continua ad invitare alla violenza? Con tutti i soldi che gli italiani le versano non dovrebbe lavorare per il loro benessere? Non parliamo poi dei giudici che affermano, con la loro sentenza che l’associazione di corso Regina Margherita è legale e non “associazione a delinquere”, mi chiedo se in tale associazione non ci sia la presenza di qualche membro che appartiene a persone importanti? È lecito chiederlo? Tanto tempo fa non si dubitava dell’operato di politici, giudici medici e ora purtroppo si dubita di tutti e di tutto.
Maria Milvia
Cara signora Maria, lei chiede se in Aska, o negli ambienti antagonisti, ci sono persone importanti? Oltre agli artisti che danno il loro supporto? O, che so, magari figli di giudici? Beh sì, uno c’è (anche se non dentro Askatasuna). E un ex giudice è fra i “garanti” del progetto del Comune per restaurare Aska. Ma io, da cittadino, mi impongo di credere all’indipendenza di giudizio dei magistrati (altrimenti si diventa come chi brucia bandiere): il guaio è che non ci facilitano certo il compito.
A.Mon.
Juventus
Vanno cacciati certi dirigenti
Motta avrà sbagliato ed ha pagato per i suoi errori, ma vi chiedo quanto hanno sbagliato e chi sono i dirigenti che hanno commesso molti errori, a cominciare dal pessimo contratto di cinque anni fatto a Giuntoli, dirigenti che dovrebbe pagare per i gravissimi errori fatti in questi anni.
Angelo
Politica
L’ex assessore e le forze dell’ordine
Gentile direttore, per anni nel mio ruolo di assessore ai diritti e all’integrazione ho lavorato a stretto contatto con le forze dell’ordine. In alcuni progetti abbiamo creato assieme le condizioni di fiducia in cui le comunità di origine straniera residenti nel territorio potessero rivolgersi a loro per denunciare reati, discriminazioni subite ed episodi di razzismo. Coordinati del procuratore Rinaudo rappresentanti della polizia, dei carabinieri, della digos, della guardia di finanza e della polizia municipale hanno condiviso un percorso con le comunità della nostra città grazie a un finanziamento europeo. I risultati sono stati eccellenti: in quel legame che si è creato ci sono i presupposti non solo per segnalare e denunciare discriminazioni ricevute, ma anche per affrontare assieme situazioni legate all’ordine pubblico, alle radicalizzazioni religiose, all’emersione di violenze. Le rappresentanze delle comunità coinvolte si fidavano del Comune e si fidavano delle persone che hanno condiviso con loro un percorso, al punto che era diventato naturale lo scambio informale di informazioni utili per la prevenzione di reati. Anche per rispetto nei loro confronti oggi non riesco a tacere di fronte a chi non solo travalica il suo ruolo, esternando giudizi politici nei confronti dell’amministrazione, ma arriva ad affermare cose contrarie alla legge.
Il razzismo non è un’opinione da bar, ma un reato punito dall’articolo 604 bis del codice penale. È inaccettabile che chi dovrebbe fare rispettare la legge ignori e distorca le leggi del nostro paese. Mi preoccupa molto questa situazione, penso che molte persone che lavorano nelle forze dell’ordine non si siano sentite rappresentate da queste parole e credo che sia doveroso che qualcuno ne prenda le distanze, ricordando la differenza tra crimine e opinione, a iniziare dal Questore. Rischiamo di vanificare il lavoro di anni di costruzione di ponti e fiducia, ma ancor più compromettere il lavoro di relazione e di intelligence fondamentale per combattere il crimine, a causa del silenzio di chi dovrebbe parlare, più che per la pochezza di chi invece lo fa.
Marco Alessandro Giusta
Hai un disservizio da segnalare? Vuoi commentare quello che accade in città? Scrivi a TorinoCronaca e al direttore, usando i nostri canali social o l'indirizzo lettere@torinocronaca.it o quello del direttore andrea.monticone@torinocronaca.it oppure scrivi una lettera a TorinoCronaca, via Principe Tommaso 30, 10125 Torino
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..