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il caso

«Avvocati e 007 aiutavano la 'ndrangheta», le rivelazioni shock del broker delle cosche

Il pentito Vincenzo Pasquino rivela come servizi segreti e fughe di notizie avrebbero sostenuto la ‘ndrangheta

Vincenzo Pasquino, trentaquattro anni, il “broker” dei narcotrafficanti

Vincenzo Pasquino, trentaquattro anni, il “broker” dei narcotrafficanti

Avvocati, magistrati del tribunale e servizi segreti erano delle vere e proprie “talpe” che aiutavano le cosche della ‘ndrangheta. A fare la rivelazione shock è Vincenzo Pasquino, trentaquattro anni, il “broker” dei narcotrafficanti che nelle sue prime esperienze criminali assaltava i furgoni portavalori e successivamente è diventato un esponente di spicco per il traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Arrestato in Brasile nel maggio 2021 e diventato nel maggio 2024 collaboratore di giustizia, Pasquino afferma che la criminalità organizzata calabrese poteva contare su fughe di notizie rispetto a indagini in corso e, in alcuni casi, sulla protezione dei servizi segreti. «Avevamo avvocati che ci comunicavano notizie provenienti dalla magistratura, ad esempio Staiano e Bertolino», sono state le parole di Pasquino. Frasi che ovviamente dovranno essere vagliate con attenzione, ma il “broker” della ‘ndrangheta tira in ballo anche il giudice Andrea Padalino. «L’avvocato Bertolino - così il pentito - ci dava le notizie perché era in rapporti stretti con il giudice Padalino. Anche le microspie a casa le trovai grazie a lui». Il giudice Andrea Padalino, che anni fa era a Torino, adesso è a Vercelli e replica così: «Mi viene da chiedere: come mai oggi la solita manina insuffla queste falsità? Sono vicende su cui si è indagato, senza esito».

I presunti contatti ad altissimo livello tra le articolazioni della 'ndrangheta in Piemonte e le istituzioni, Pasquino li ha rivelati all’interno di ben 27 pagine di verbale riempite durante i suoi primi interrogatori da collaboratore di giustizia nel 2024. Rivelazioni, quelle fatte da Pasquino, che rappresentano un caso più unico che raro: infatti è la prima volta che un pentito di mafia fa il nome di Andrea Padalino, all'epoca pubblico ministero in procura a Torino, oggi giudice civile a Vercelli. Padalino era già stato assolto nell’ambito di un'inchiesta su una serie di abusi in servizio ma sanzionato dal Consiglio superiore della magistratura. Nell'interrogatorio, però, Vincenzo Pasquino non si è fermato qui: ha infatti detto che altre notizie arrivavano a lui e agli altri del suo gruppo attraverso l'ex generale dei carabinieri Francesco Delfino, morto nel 2014, e ancora dai servizi segreti. Circostanze che gli inquirenti cercheranno di approfondire. Come detto, il giudice Padalino ha bollato queste dichiarazioni come «falsità». E appunto, le parole di Pasquino dovranno superare il vaglio dei riscontri e del dibattimento.

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