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IL CASO
11 Aprile 2025 - 15:39
Ristorazione locale, la lieve ripresa: E intanto i prezzi aumentano del 14%
Il settore della ristorazione a Torino e in Piemonte mostra segnali di una lenta ma costante ripresa dopo la crisi pandemica, anche se le sfide non mancano. È quanto emerge dal Rapporto 2024 della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio), rappresentata a Torino da Epat Ascom.
Nonostante la difficile congiuntura, la competenza e la professionalità degli imprenditori sembrano essere gli strumenti principali per affrontare una situazione segnata da costi elevati e la persistente carenza di personale. Nel 2024, la spesa per il settore “fuori casa” in Piemonte ha raggiunto quasi 6,5 miliardi di euro. Questo dato segna una crescita dell’1,6% rispetto al 2023, pur restando ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, con una flessione del 6%. L’ andamento positivo si distribuisce tra i 22.868 pubblici esercizi della regione, di cui 12mila concentrati tra Torino e la sua provincia. La ristorazione impiega circa 68.668 persone in Piemonte, con una particolare incidenza nel torinese, dove lavorano 30.801 addetti, dimostrando l’importanza di questo comparto per l’economia. Il settore non è immune dalle difficoltà. Nonostante le aperture registrate, le chiusure restano una preoccupazione costante. Nel 2024, la provincia di Torino ha visto 836 nuove iscrizioni in Camera di Commercio nel settore della ristorazione, ma a fronte di ben 2.000 cessazioni. In città, le aperture sono state 424, ma le chiusure hanno superato il migliaio, arrivando a 1.055. Questo saldo negativo evidenzia le difficoltà che molte imprese incontrano nel mantenere la propria attività a fronte di costi elevati e una domanda instabile. Vincenzo Nasi, presidente di Epat Ascom, sottolinea che, nonostante le difficoltà, il 2024 si è rivelato un anno di segno positivo, merito soprattutto degli imprenditori locali. «Sono riusciti a mantenere alta la qualità del servizio e la professionalità», afferma Nasi, «nonostante l’aumento dei costi di produzione e gestione, che potrebbero essere ulteriormente aggravati dai dazi». Infatti, i ristoranti hanno aumentato i prezzi mediamente del 14%, un dato che si colloca comunque al di sotto dell’inflazione generale, che supera il 15%. Una delle criticità maggiori del settore riguarda la carenza di personale qualificato, un problema che continua ad allargarsi nonostante l’aumento dell’occupazione. A livello nazionale, infatti, gli occupati nella ristorazione hanno superato quota 1,5 milioni, con un incremento del 6,7% dei lavoratori dipendenti rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il 39,7% della forza lavoro è rappresentato da giovani under 30, e il segmento in maggiore crescita è quello degli over 50, che cresce del 10%. Nasi evidenzia anche il fenomeno della concorrenza sleale da parte di realtà che offrono contratti “pirata”, mettendo in difficoltà le imprese che applicano il contratto collettivo nazionale. «Personale qualificato, come camerieri e chef preparati, sono la chiave per il successo della ristorazione, e sono proprio le imprese che puntano su queste figure a guidare la ripresa», conclude Nasi.
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