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BARRIERA DI MILANO

"Chiudo il mio negozio: qui sembra di stare nel Bronx"

Siringhe in terra, furti, degrado e violenza, Sergio ha deciso di arrendersi

"Chiudo il mio negozio: qui sembra di stare nel Bronx"

Siringhe davanti all’entrata, vetri rotti e furti. Sono tre anni che Sergio Prete alza la serranda del suo negozio in Barriera di Milano: lo scenario, quotidiano, è ormai quello del degrado. Tra via Montanaro e via Feletto lui, che prima gestiva un mercatino dell’usato in via Bardonecchia, ha aperto una bottega vintage e antiquariato dove spesso realizza anche lezioni che si tengono in vetrina, insegnando l’arte della tappezzeria e del brocantage.

Davanti alle vetrine si accasciano come morti, io rispondevo con il lavoro, con la vita. Mi metto lì in vetrina o fuori e dipingo, lavoro “.
Sembra poetico, a modo suo. Ma adesso Sergio non ce la fa più. "Credono sia un giardinetto pubblico non un negozio e ne hanno fatto quindi un luogo di spaccio come tutti i giardini pubblici della zona" si sfoga mandandoci le foto delle condizioni in cui si ritrova, ormai, tutti i giorni.

Perché le droghe cambiano e con esse anche le conseguenze. Se prima erano tutti fatti di crack adesso è l’eroina a fare da padrone in Barriera. E quando sono in astinenza, loro, i tossici, diventano aggressivi”. 65 anni, un amore per l’arte e per il second-hand, Sergio è arrivato al capolinea “Sono tre anni che sopporto. Non ne posso più” racconta l’uomo. “Rubano. Scappano. Tornano” continua “e 15 giorni fa mi hanno sfondato la vetrina del negozio usando uno di quei martelletti che si trovano sui bus. Una vetrina che costa migliaia di euro. Non ce la faccio più”. ll presidente della Circoscrizione 6, Valerio Lomanto, esprime la sua solidarietà all'artigiano: "Apprendo con grande rammarico la decisione di un commerciante della nostra città di chiudere la sua attività, un atto che segna la resa di chi, nonostante le difficoltà, ha cercato di resistere con impegno e onestà. Non posso fare a meno di riflettere su quanto questo gesto rappresenti un fallimento collettivo.Il commerciante, con coraggio e determinazione, ha alzato la sua voce contro una realtà che non può più essere ignorata: l’illegalità che sta strangolando il tessuto economico e sociale della nostra comunità. Il suo grido d’allarme non può passare inosservato". Lomanto si rivolge a Lo Russo "Chiedo al Sindaco e all'amministrazione centrale di fare di più. Non possiamo più permettere che i nostri commercianti siano costretti ad arrendersi davanti a fenomeni di violenza e illegalità che minano la sicurezza e il benessere della nostra città. È necessario un intervento concreto, tempestivo e visibile: una presenza della polizia municipale che oggi si vede solo per fare le multe, un incremento dell’illuminazione pubblica e azioni di supporto alle imprese oneste che vogliono fare il proprio lavoro senza dover temere il sopruso o la concorrenza sleale".

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