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IL CASO
24 Aprile 2025 - 06:26
Francesco era il Padre dei detenuti: «Che il prossimo sia un uomo di fede»
Un tavolino di legno scuro, le bandiere dell’Italia e dell’Europa. In memoria di Sua Santità, Papa Francesco. Così recita la copertina di un libro bianco dedicato alle firme, posto davanti all’ingresso della Prefettura: fino a sabato, giorno delle esequie del Papa, sarà possibile lasciare un pensiero, una dedica o una frase per Bergoglio. Un Papa che è stato amato da tanti: ma non da tutti. Perchè Francesco aveva a cuore “gli ultimi”: prima di morire, ha donato ai detenuti 200mila euro, come racconta monsignor Benoni Ambarus, noto anche come Don Ben, ovvero il vescovo delegato alle carceri: «Il Papa fino all’ultimo ha dimostrato la sua attenzione ai dimenticati: i detenuti erano nel suo cuore, il Santo Padre ha donato tutti i suoi risparmi per i ristretti». Una delle ultime visite del Papa, proprio nel carcere di Roma, il regina Coeli.
Lui, che aveva definito il carcere «la seconda basilica dopo San Pietro» quando, a dicembre, aveva aperto la Porta Santa a Rebibbia, graziando così un detenuto «ognuno di noi può scivolare, l’importante è non perdere la speranza» diceva Bergoglio. A Torino, ieri sera, la veglia presieduta dal cardinale Roberto Repole: un evento partecipato, non solo dai tanti fedeli che si sono recati nella chiesa del Duomo. L’evento è stato trasmesso anche in streaming sulla piattaforma Youtube, registrando numeri da record. Ma, come dicevamo prima, non tutti hanno amato Bergoglio.
Don Lorenzo Boubay, parroco della chiesa di Santa Cristina in piazza San Carlo, mesi fa aveva criticato a mezza voce alcune “uscite” del Papa. Oggi, però, sceglie di non parlare a proposito della scomparsa del pontefice. Preferisce concentrarsi sul futuro, augurandosi di avere un nuovo Santo Padre che «sia un testimone di Gesù Cristo. Vorrei e mi auguro che venga scelta una figura che annunci Cristo, un uomo di dottrina che predichi la fede cattolica e che non sia alla ricerca di compiacere il mondo» spiega Boubay, intento a preparare la celebrazione di domenica, ovvero la festa della Misericordia: una giornata dedicata al perdono, che comincia dalle 14 con le confessioni e prosegue con l’adorazione e la solenne messa. Boubay è dispiaciuto anche per la mancata canonizzazione di Carlo Acutis, il ragazzo di 15 anni morto nel 2006: doveva essere proclamato santo, infatti, proprio il 27 aprile «ma hanno deciso di rinviare il tutto a quando avremo un nuovo Papa» conclude il parroco di Santa Cristina.
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