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Il caso

Poliziotto prosciolto a Torino: le armi ereditate e la legge del 1967

Il tribunale di Torino assolve un poliziotto e la sua fidanzata dall'accusa di violazione della legge sulle armi

Poliziotto prosciolto a Torino: le armi ereditate e la legge del 1967

Foto d'archivio

In un'aula del tribunale di Torino, ieri, 28 aprile 2025, si è concluso un processo che ha coinvolto negli ultimi mesi un poliziotto del reparto mobile e la sua fidanzata. I due sono stati entrambi prosciolti dall'accusa di aver violato una legge del 1967, riguardante la segnalazione dello spostamento di armi alle autorità competenti.

Il processo ha avuto origine da una perquisizione avvenuta nel 2024, durante la quale sono emersi dettagli che hanno portato all'accusa: il poliziotto custodiva in caserma una pistola e due carabine, armi che appartenevano alla sua fidanzata, ereditate dal padre di lei. Queste armi, per evitare che rimanessero in casa, furono trasferite nell'alloggiamento in caserma del poliziotto, tuttavia, la legge del 1967 richiede che qualsiasi spostamento di armi sia segnalato alle autorità competenti, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Il pubblico ministero Giovanni Caspani aveva chiesto pene di sei mesi per il poliziotto e cinque mesi e venti giorni per la fidanzata: la richiesta di condanna si basava sulla presunta violazione della legge, ma il tribunale ha deciso diversamente, prosciogliendo entrambi gli imputati. Tale conclusione ha implicazioni significative anche per il sistema legale italiano, poiché la sentenza potrebbe aprire la strada a una revisione delle normative sulle armi, in particolare quelle che riguardano le eredità e la loro gestione. Le armi, nel frattempo, sono state confiscate, una misura che sottolinea l'importanza della sicurezza pubblica e della corretta gestione delle armi da fuoco.

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