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Viabilità & Innovazione
04 Maggio 2025 - 12:10
Nel Regno Unito, la piaga delle buche nelle strade costa ogni anno oltre 143 milioni di sterline alle amministrazioni locali. Ma un gruppo di ricercatori della Swansea University, in collaborazione con il King's College di Londra e l'Università del Cile, ha messo a punto una scoperta che potrebbe rivoluzionare la manutenzione stradale: un asfalto capace di autoripararsi in meno di un’ora, senza interventi umani.
Il segreto? Minuscole microcapsule chiamate spore, riempite con olio riciclato da scarti organici, che si attivano non appena rilevano microfratture nel manto stradale. L'olio rilasciato ammorbidisce il bitume circostante, permettendo alla superficie di "cucire" le crepe da sola, letteralmente. Una soluzione sostenibile, economica e perfettamente in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni e dell’uso di materie prime non rinnovabili.
Alla base del progetto c’è l’uso avanzato di AI generativa e modelli predittivi, sviluppati in collaborazione con Google Cloud. Strumenti come Gemini e Vertex AI sono stati utilizzati per simulare il comportamento molecolare del bitume e accelerare lo sviluppo del nuovo materiale. Un esempio lampante di trasferimento tecnologico tra ricerca, IA e sostenibilità.
Mentre a Londra si sperimenta l’asfalto “intelligente”, in Italia si continua a rincorrere le buche con soluzioni temporanee. A Torino, nel 2024, l’amministrazione ha stanziato oltre 10 milioni di euro per la manutenzione straordinaria di strade urbane, ma senza innovazioni reali nei materiali o nei processi. Il risultato? I cittadini continuano a convivere con crateri sull’asfalto, danneggiamenti ai veicoli e una percezione di inefficienza cronica.
Secondo i dati di Legambiente, ogni automobilista torinese spende in media 150 euro l’anno per danni legati a buche o irregolarità stradali. Un costo sociale ed economico che potrebbe essere abbattuto con l’adozione di soluzioni simili a quelle inglesi.
I ricercatori britannici stimano che l’utilizzo su larga scala dell’asfalto autoriparante possa aumentare la durata delle strade del 30% e ridurre i costi di manutenzione fino al 50% nel lungo periodo. A fronte di un investimento iniziale leggermente superiore, i benefici nel medio termine sono evidenti: meno cantieri, meno traffico, meno emissioni.
Ma in Italia — dove la manutenzione stradale è spesso affidata a microappalti e logiche emergenziali — serve una visione sistemica per abbracciare l’innovazione. Serve un’amministrazione capace di guardare oltre la legislatura, capace di dialogare con università, startup e centri di ricerca.
Torino, città universitaria e polo di eccellenza nella mobilità sostenibile, ha tutte le carte in regola per testare questa tecnologia. Il Politecnico potrebbe collaborare a un progetto pilota, coinvolgendo Circoscrizioni e aziende come Bitux o Iterchimica per la sperimentazione. Una zona a traffico ridotto o una pista ciclabile urbana potrebbero fare da banco di prova. Un investimento in reputazione, ricerca e futuro.
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