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IL CASO

Torino, accoglienza 365 giorni l’anno per le persone senza dimora: via Traves e l’ex Buon Pastore attivi fino al 2026

Approvata dalla Giunta la proroga dei due hub cittadini: ospitalità, supporto educativo e orientamento all’inclusione sociale

Torino, accoglienza 365 giorni l’anno per le persone senza dimora: via Traves e l’ex Buon Pastore attivi fino al 2026

Il Comune di Torino rafforza il proprio impegno a tutela delle persone senza dimora. Con una delibera approvata questa mattina dalla Giunta comunale, su proposta dell’assessore alle Politiche sociali Jacopo Rosatelli e co-firmata dagli assessori Marco Porcedda (Sicurezza e Polizia Locale) e Francesco Tresso (Protezione civile), è stata confermata fino al 30 aprile 2026 la continuità del servizio nei due principali hub cittadini per l’accoglienza: le strutture di via Traves 15 e dell’ex Buon Pastore in corso Regina Margherita 153. Attivi 24 ore su 24, i due presidi offrono ospitalità e supporto a persone in condizione di grave fragilità, compresi nuclei familiari e minori stranieri non accompagnati in attesa di collocazione. Le attività includono accompagnamento socioeducativo e orientamento verso percorsi di inclusione abitativa e sociale. Nel 2024 sono già oltre mille le persone che hanno trovato ospitalità nei due hub, che hanno una capacità complessiva di accoglienza fino a 150 posti.

La proroga si inserisce nel Piano di Inclusione Sociale della Città e arriva dopo i risultati positivi della sperimentazione dell’apertura annuale della struttura di corso Regina Margherita, pensata anche per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e delle ondate di calore. Anche il sito di via Traves è stato riqualificato per un utilizzo continuativo, estivo incluso. «Garantire la continuità di questi due presidi – dichiara l’assessore Jacopo Rosatelli – significa consolidare un modello di intervento fondato sulla personalizzazione dei percorsi, l’accesso ai diritti fondamentali e la costruzione di opportunità concrete di inclusione. Questi spazi non sono solo un riparo sicuro, ma luoghi in cui le persone possono essere ascoltate e accompagnate verso opportunità di autodeterminazione».

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