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IL FATTO
11 Maggio 2025 - 15:35
La festa è finita, andate in pace. Succedeva ieri, all'oratorio Santa Giulia, lo spazio parrocchiano che porta il nome della medesima zona (e chiesa), a due passi dal piazza Vittorio.
Un quartiere di movida che, come tutti i sabato sera, vedeva centinaia di persone riversarsi tra locali, feste, serate (anche quelle non autorizzate, come quelle che fanno da Askatasuna, il solito edificio occupato di corso Regina Margherita 47). Ma torniamo al nostro oratorio, dove ieri era in corso un "song-contest", ovvero una gara tra giovani che portavano una canzone prodotta dagli stessi che si esibivano sul palco. Sotto, a guardarli, c'erano tutti: i genitori, gli amici, i vicini di casa. Un centinaio di persone. Fino a quando, 20 minuti prima della mezzanotte, come una Cenerentola in anticipo, sul palco arriva il prete. Con lui, la polizia municipale. Era proprio il momento della finale: i due gruppi più apprezzati si sarebbero contesi il primo e il secondo posto. Certo, era la finale di "Maggio in oratorio" e non la serata conclusiva dell'Eurovision, ma come raccontano (tra voci raccolte e sfoghi sui social) i residenti del quartiere che erano lì per l'evento, il momento clou della serata. Il parroco, don Paolo Pietroluongo, si è scusato "ma non potete suonare". Pare che i permessi accordati con il Comune fossero fino alle 23.30. Ma mancava una sola canzone. Così qualcuno si alza, dal pubblico "lasciali suonare!". Nulla da fare, parrocco irremovibile.
Il don ha poi aggiunto qualche parola sulla bellezza della serata, sulle "ingiustizie che purtroppo ci sono nella vita: ma io voglio rimanere nel giusto". Una manifestazione, quella di ieri sera, che ha visto impegnare diverse persone per la sua riuscita, tra madri e padri, animatori, volontari. Senza contare la preparazione e il desiderio dei giovani musicisti partecipanti. E così, la gara in oratorio è finita senza un vincitore. Fuori dall'oratorio, girato l'angolo, due ragazzi con delle felpe scure e palesemente troppo larghe si stanno scambiando delle palline bianche minuscole, ben chiuse con il cellophane. Il primo apre la mano velocemente e mentre il secondo afferra il bottino, gli mette in tasca delle banconote stropicciate. A pochi metri qualche euforico sta urlando e prendendo a calci delle bottiglie di birra vuote, il tintinnio del vetro che passa dal marciapiede alla strada. A passare davanti ai locali compagnie di ragazzi, universitari e non, ridono e scherzano con un tono della voce tutt'altro che basso. E dietro la chiesa, un cane slegato alza la zampa per qualche istante: finito, si volta indietro, cercando di capire se il suo padrone barcollante si dia una mossa a raggiungerlo. Dei vigili, nemmeno l'ombra. "Paradossale. Tanta solerzia per noi, le forze dell'ordine sono arrivate tempestive dopo la chiamata" scrive una donna sul gruppo Facebook dedicato all'evento "ma dopo non li abbiamo visti impegnarsi nello stesso modo per le questioni di spaccio e malamovida".
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