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IL CASO

“Lo avevamo quasi salvato”: il suicidio di Hamid nel carcere delle Vallette

Badoui stava cercando di uscire dalla dipendenza e ricostruire la propria vita. Ma dopo la detenzione in un CPR in Albania e un nuovo arresto, si è tolto la vita in cella

“Lo avevamo quasi salvato”: il suicidio di Hamid nel carcere delle Vallette

Si chiamava Hamid Badoui, era giovane, fragile, e stava cercando di ricominciare. Ma lunedì notte si è tolto la vita nella sua cella a Torino, dopo un nuovo arresto. A raccontare la sua storia è il Gruppo Abele, che lo seguiva da tempo: “Hamid era un nostro amico. Era stato con noi, sotto il portico della sede di via Pacini, quando viveva per strada. E si era deciso a chiedere aiuto per uscire dalla dipendenza dal crack”. Il Gruppo Abele lo ricorda con affetto e dolore: “Aveva una sorella che lo avrebbe accolto, ma si vergognava troppo della sua condizione. Venne da noi ogni lunedì mattina per mesi, per una colazione e per ritirare materiale sterile. Dopo lo sgombero del portico, abbiamo continuato a incontrarlo in strada, fino all’arresto dell’autunno scorso. Proprio dal carcere ci scrisse per dirci che voleva iniziare un percorso con il Serd. Eravamo felici di accompagnarlo”. Tutto sembrava pronto per una svolta. “Aveva preso appuntamenti con i medici, la sorella lo attendeva, e il nostro supporto era attivo”, continua l’associazione. Ma la burocrazia ha cambiato il destino. Hamid, senza documenti aggiornati, è stato trasferito in un CPR in Albania. “Un mese o poco più di prigionia, che lui descriveva come insostenibile – raccontano gli operatori –. Una detenzione di dubbia legittimità, che ha annientato le sue difese emotive”. Rientrato a Torino, dopo quella che il Gruppo definisce “un’odissea assurda e inumana”, Hamid è stato nuovamente arrestato, forse in seguito a un litigio o a una truffa subita. “È stato lui stesso a chiamare la polizia, sperando in giustizia – spiegano –. Ma ha trovato un altro arresto, e davanti a sé solo il buio. Temeva di essere rimandato in CPR. Non ce l’ha fatta. Questa morte ce la sentiamo addosso come un fallimento collettivo. Avevamo costruito, con fatica, un filo di speranza per una persona disperata. Ma quel filo si è spezzato. Non ti dimenticheremo, Hamid”.

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