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IL REPORTAGE
26 Maggio 2025 - 05:30
Da un lato, una piazza viva e piena fino all’orlo di giovani allegri e chiassosi. Dall’altro, ragazzi che urinano fra i cassonetti e ragazze con la testa appoggiata al muro. Tutto sotto gli occhi di spacciatori e baby gang pronte ad approfittare di debolezze e distrazioni: ecco i due volti del sabato notte di piazza Santa Giulia, ormai da anni il centro della movida di Torino. O malamovida, come la chiamano in tanti: «Questo è il posto dove venire a divertirsi ma una donna, da sola, ha paura» è il riassunto dei pareri dei giovani intervistati. E colpisce l’ammissione di Agata: «Quando sono passata davanti agli spacciatori, in via Balbo, ho chiesto al mio fidanzato di venirmi incontro».
Quella della 19enne, studentessa di Design al Politecnico, è solo una delle voci raccolte nella piazza più movimentata della città in una sabato sera come tanti. Che arriva, però, dopo due fatti di cronaca avvenuti proprio lì ma diametralmente opposti: prima, la festa dell’oratorio “spenta” da residenti e vigili urbani poco dopo le 23.30; poi la rissa finita nel sangue alle 3 di notte, esattamente una settimana dopo. E allora sorge spontanea la domanda: Santa Giulia è pericolosa?
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«Secondo me no, se sai come muoverti e fai attenzione - risponde per prima Agnese, anche lei studentessa universitaria - A me non è mai successo nulla ma la mia bici è stata distrutta mentre era parcheggiata qui dietro». Interviene la sua amica Teresa: «È la seconda volta che vengo e non mi sono sentita molto sicura mentre arrivavo. Non ci verrei da sola e, soprattutto, non andrei via da sola. Qui, come alle Panche e a San Salvario: sono tutti posti dove fare attenzione, anche perché di notte ci sono pochi autobus».
Per Simone, content creator romano, è “l’esordio” nella piazza della movida torinese: «Mi ricorda San Lorenzo a Roma, un quartiere di locali dove c’è la “locura”. Non mi sembra una zona criminale, poi magari alle 3 di notte si trasforma». Anche la 30enne Simona si sente tranquilla e sicura, anche se ammette che «conviene sempre venire in compagnia. I malintenzionati ci sono sempre». Fra chi si sente tranquillo c’è anche Jordan, 28enne arrivato due mesi fa dalla Macedonia per studiare Architettura al Politecnico di Torino: «Mi piace l’atmosfera, questa piazza è sempre piena di gente e non ho mai visto nulla di strano - si schiera parlando in inglese - È il posto migliore dove passare le serata, io mi sento totalmente sicuro». Interviene Umberto, il ragazzo chiamato da Agata per “salvarla”: «In piazza si sta bene ma basta fare qualche metro, cambiare isolato e andare dietro Askatasuna per cambiare totalmente il quadro: reputo quella via molto pericolosa, ci sono tante brutte facce e spacciatori. Non mi sento sereno ma basta cambiare strada per venire qua e divertirsi».
Per avere conferma del clima a due facce basta guardarsi intorno: un lato della piazza “ribolle” di urla e risate, l’altro è più silenzioso. Ed è lì, nell’angolo che porta al tratto pedonale di via Balbo, che si radunano le «brutte facce». Qualcuna, vedendo i telefonini puntati nella sua direzione, si avvicina per marcare il territorio e controllare cosa sta succedendo. E sono tanti i ragazzi che, a microfoni spenti, raccontano di risse e aggressioni all’ordine del giorno.
Mattia, social media manager, fa un’analisi approfondita: «Come tutti i posti tanti affollati, dipende come da come “si guarda” questa piazza - spiega mentre un’auto dei carabinieri passa per il terzo giro di controllo nell’arco di un’ora - Qui si cerca il divertimento, poi possono capitare episodi spiacevoli e disgustosi come quello della scorsa settimana. Penso che sia l’eccezione e non vada preso a esempio ma un minimo di attenzione in più ci vuole».
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