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IL CASO

Caso Cotoia, "la casa era in ordine" e la Procura fa ricorso contro l’assoluzione

L'avvocato Strata: "Avevo preparato Alex alla riapertura del caso"

Caso Cotoia "la casa era in ordine" e la Cassazione riapre l'inchiesta

Alex con Maria e Loris

Un soggiorno in ordine, oggetti fragili intatti a pochi centimetri dal cadavere, nessuna traccia di colluttazione. Per la Procura generale, sono questi i dettagli che smontano la ricostruzione della Corte d’appello di Torino che ha assolto Alex Cotoia dall’accusa di aver ucciso il padre, Giuseppe Pompa, 52 anni. Il ricorso, depositato in Cassazione con le fotografie che mostrano la casa in ordine, punta a far annullare la sentenza, sottolineando «illogicità» e «travisamento delle prove» da parte dei giudici: «Non è stata legittima difesa».
Il delitto risale alla sera del 30 aprile 2020. Nessun segno di colluttazione: secondo la Procura, questo contraddice la tesi di una lite violenta tra Alex e il padre. Anche l’esito dell’autopsia va nella stessa direzione: il corpo della vittima presenta 34 coltellate, ma solo un piccolo taglio di un centimetro come ferita da difesa. Alex, inoltre, non riportava alcuna lesione. Secondo i magistrati Lucia Musti e Giancarlo Avenati Bassi, la scena è incompatibile con un’aggressione improvvisa e caotica. Ulteriori dubbi riguardano le testimonianze della madre di Alex, Maria, e del fratello maggiore Loris, indicato come possibile complice. I graffi visibili su braccia e mani di quest’ultimo — documentati e allegati al ricorso — sarebbero, per gli inquirenti, il risultato dei tentativi di Pompa di divincolarsi mentre veniva colpito ripetutamente. «Me l’aspettavo, preferisco non commentare», dichiara l’avvocato Claudio Strata. Il legale non ha ancora ricevuto notifica ufficiale del ricorso: «Lo hanno consegnato ad Alex, a mano, i carabinieri ieri sera a casa sua. Faccio fatica a capire». E aggiunge: «È molto turbato, ma lo avevo preparato. Non sono sorpreso: la Procura aveva promesso di fare ricorso».

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