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Il processo
02 Giugno 2025 - 17:28
Le cene e gli eventi dovevano servire per raccogliere fondi da destinare ad associazioni come Save the Children. Invece, secondo l'accusa, i soldi finivano nelle tasche di Roberto Rabachino, giornalista, scrittore e sommelier. E soprattutto delegato, tra 2005 e 2019, della sezione torinese della Fisar (la Federazione italiana sommelier, albergatori e ristoratori).
La procura accusa Rabachino di appropriazione indebita perché avrebbe distratto circa 215mila euro provenienti dalle raccolte fondi realizzate tra il 2015 e il 2019. Anche se, in realtà, i pm volevano archiviare le accuse contro il "re dei sommelier" torinesi, visto che i fatti contestati sono datati e la prescrizione del reato è molto vicina. Il tribunale, però, non ha condiviso questa impostazione e ha stabilito l'imputazione coatta del 67enne: l'obiettivo è arrivare almeno alla sentenza di primo grado prima che scatti la prescrizione.
«Ogni anno facevamo una cena alla quale i soci potevano partecipare dietro pagamento di un contributo - ha raccontato l'altro giorno in aula Sandro Cirillo, che ha preso il posto di Rabachino come delegato della Fisar Torino -. Il delegato dichiarava quanti soldi erano stati raccolti e il giorno dopo li versava a un’associazione. Poi mandava una distinta ai soci». Ed è stato proprio uno di loro ad accorgersi che qualcosa non tornava, dagli orrori di ortografia nei documenti all'Iban sbagliato: «Alla cena dell’anno dopo è capitata la stessa cosa, così abbiamo chiamato Save the Children: ha disconosciuto l’importo, le date e i versamenti. Non ne risultavano né da Rabachino, né dalla Fisar. Neanche l’Iban era il loro».
In aula, l'altro giorno, sono poi sfilati altri associati per testimoniare sugli ammanchi. Gli stessi che, all'epoca della "scoperta", si sono rivolti al collegio dei probiviri: così sono emerse altre anomalie nella gestione contabile, che hanno poi portato alla radiazione di Rabachino. La federazione è stata commissariata e si è andati a nuove elezioni mentre, dal punto di vista penale, è partita la querela firmata dalla Fisar, rappresentata dallo stesso Cirillo, e da altri quattro associati (tutti assistiti dagli avvocati Claudio Strata e Giancarla Bissattini).
Così, a distanza di anni dai fatti, il processo è entrato nel vivo: «Il mio predecessore aveva creato anche un’associazione e organizzava una sorta di master con un enologo - prosegue l'attuale delegato - Trenta appuntamenti il sabato pomeriggio, costavano fino a 120 euro l’uno. Ci disse che alla fine avremmo ricevuto un attestato. Io c’ero a tutti gli incontri, poi ho saputo che non valevano niente». Agli atti sono finiti anche i bonifici verso società riconducibili a Rabachino o suoi familiari. E ci sono dubbi anche su ricche trasferte in Brasile: «Lì c’era una scuola enogastronomica diretta da un italiano e la Fisar Torino aveva inaugurato una collaborazione. Ma ancora oggi c’è una nebulosa su questi corsi: gli iscritti avrebbero ricevuto un attestato da sommelier, ma alla federazione nazionale non risulta e io non ho nemmeno l’anagrafica di un iscritto».
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