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VOX POPULI
03 Giugno 2025 - 07:25
Foto d'archivio
Manca sempre meno alla fatidica data: l’8 e il 9 giugno, i cittadini italiani sono chiamati alle urne per votare i Referendum popolari abrogativi. Cinque quesiti, quattro in materia di disciplina del lavoro e uno sulla cittadinanza, a cui si dovrà rispondere con un «Sì» o un «No».
La preoccupazione, però, di chi con forza ha richiesto il Referendum, non è tanto cosa voteranno gli italiani, ma se lo faranno. Infatti, la strategia di chi non approva le domande poste ai cittadini, è quella di consigliare di astenersi dal voto.
E i torinesi cosa faranno? Andranno a votare?
In occasione della festa della Repubblica, alcuni di loro, partecipando alla cerimonia in piazza Castello con bandierina tricolore alla mano, si sono confidati.
In una Torino gremita, i cittadini hanno risposto portando a galla uno spaccato della realtà torinese.
Il signor Gaetano, pensionato di 72 anni in compagnia della moglie, ha affermato con sicurezza: «Si, io andrò a votare. Esprimerò il mio parere su tutti e cinque i quesiti. È importante per la libertà, siamo una democrazia».
Poco distante, c’è Elisa, mentre percorre il perimetro della piazza nella speranza di far addormentare la piccola Emma, di quasi tre mesi. Ha 37 anni ed è in maternità: «La prossima settimana andrò a votare anche per il futuro della mia piccola».
«Siamo un Paese democratico - ha commentato Luciano -È giusto occuparsi di problemi sociali che meritano assolutamente il voto». Di 75 anni compiuti, lui tra qualche giorno, ha raccontato che si troverà davanti alle cinque schede con le idee molto chiare.

Ma non per tutti è così. Tra la folla c’è anche chi sul tema si sente un po’ confuso.
È il caso di Domenico, pensionato, che racconta: «Io non ci ho capito niente ancora... Loro fanno il referendum, votate “sì” votate “no” ma chi lo capisce cosa vuol dire votare uno o l’altro. Io ho 80 anni, e chi me lo spiega?». Per questo motivo, spiega, è ancora indeciso se andare alle urne o meno.
Ciò che è molto chiaro, però, è il malcontento per alcune scelte governative negli anni: «Io ho lavorato per quarant’anni, facevo anche i turni di notte. Ho versato tanti di quei soldi all’Inps. Poi pensioni rivalutate a me cosa è rimasto? Prima fanno le leggi poi tornano indietro», commenta Domenico. «Io qui - conclude, indicando piazza Castello - ho fatto tante di quelle lotte, tra scioperi e botte. E ora ai giovani è stato preso tutto quello che abbiamo conquistato».
Parole di rabbia condivise dall’amico Vincenzo, 85 anni, che ha deciso che la prossima settimana si asterrà dal voto. «No, non andrò a votare - spiega - Devono farle loro le leggi, non noi. Dovrei votare Sì o No? Loro (i politici) dovrebbero sapere se è meglio l’uno o l’altro. Poi, con tutti i soldi che prendono questi signori».
Riprendendo il tema delle pensioni chiacchierando con Domenico, aggiunge: «Invece di aumentarsi le loro pensioni, che le aumentino ai piccoli pensionati».

Passeggiando tra le vie del centro, anche Giovan Battista si è fermato a raccontare la sua opinione. «Io non voto - afferma categorico - Non mi interessa assolutamente votare questo Referendum, soprattutto visto da che parte arriva la richiesta».
Nella vita fa l’imprenditore e per questo, racconta, di «non poter essere d’accordo con i quesiti. Inoltre, la cittadinanza non è una cosa che si regala. Siamo italiani, esserlo è un orgoglio e la nostra cittadinanza va meritata».
Insomma, al momento il «voto - non voto», sembra essere una decisione che divide, segnando un pareggio.
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