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Istruzione in Italia
03 Giugno 2025 - 14:50
Le prime posizioni nella classifica mondiale delle università sono occupate da istituzioni private statunitensi: in cima c’è Harvard, seguita da MIT e Stanford. Subito dopo troviamo due università pubbliche britanniche, Cambridge e Oxford. Questa è la fotografia scattata dal Center for World University Rankings (Cwur) nella sua Global 2000, la graduatoria che valuta le migliori università a livello globale.
Per l’Italia, la situazione è preoccupante: l’80% delle università nazionali registra un calo nella classifica. Su 66 atenei italiani inseriti nella graduatoria, solo dieci migliorano, tre restano stabili, mentre ben 53 perdono posizioni. Il fattore decisivo per questo declino è la scarsa performance nella ricerca, aggravata da finanziamenti insufficienti rispetto a quelli ricevuti da università straniere. A guidare la classifica italiana rimane La Sapienza di Roma, che però perde un gradino, posizionandosi al 125° posto.
Il quadro delle università italiane
Dietro La Sapienza, altre università importanti del nostro Paese registrano discese significative: l’Università di Padova scende di cinque posizioni, piazzandosi al 178°, seguita dall’Università di Milano che cala fino al 191°. Seguono l’Università di Bologna (204°), Torino (242°), Napoli Federico II (243°), Firenze (274°), Genova (286°), Pisa (288°) e Pavia (327°).
Nadim Mahassen, presidente del Cwur, commenta con preoccupazione: “Il declino delle università italiane è dovuto principalmente alla riduzione degli investimenti pubblici nella ricerca. Mentre molte nazioni investono pesantemente su istruzione e innovazione scientifica, l’Italia fatica a mantenere il passo. Senza un sostegno finanziario maggiore e una strategia più coerente, rischiamo di rimanere sempre più indietro nel contesto accademico internazionale.”
Come funziona la classifica
Il Cwur valuta le università in base a 74 milioni di dati raccolti, prendendo in considerazione quattro parametri chiave: qualità dell’insegnamento (25%), opportunità lavorative per i laureati (25%), qualità del corpo docente (10%) e attività di ricerca (40%). Nel 2025 sono state analizzate oltre 21 mila università da 94 Paesi.
Per il quattordicesimo anno consecutivo, Harvard rimane al vertice. Gli Stati Uniti dominano con otto università nelle prime dieci posizioni, ma mostrano segnali di difficoltà: solo 40 università americane migliorano il proprio ranking rispetto al 2024, mentre 264 peggiorano. La miglior università pubblica statunitense è Berkeley, 12° al mondo, seguita dal Caltech all’11° posto.
Nel complesso, gli USA hanno 319 università nella classifica, dieci in meno rispetto allo scorso anno. Il Canada segue con 38 istituti, guidati dall’Università di Toronto (23°).
Mahassen sottolinea: “Nonostante gli USA mantengano le migliori università al mondo, il declino di molte istituzioni deve far riflettere. In un momento in cui le università cinesi stanno beneficiando di forti investimenti statali, quelle americane affrontano tagli di fondi federali e controversie sulla libertà accademica. La Cina ha superato gli USA per numero di università presenti nella classifica, mettendo a rischio la leadership americana nell’istruzione superiore.”
Infine, Mahassen mette in guardia che un calo simile si riscontra anche nelle università di Giappone, Francia e Germania, mentre quelle del Regno Unito e Russia tengono un po’ meglio. Con la rapida ascesa delle università cinesi, le istituzioni occidentali devono reagire, senza adagiarsi sugli allori.
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