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IL PROCESSO

Cascina Spiotta, l’ex brigatista sceglie di non rispondere alle domande «Ingiustificabile 50 anni dopo»

Maraschi, 73 anni, è il primo testimone ascoltato nel processo davanti alla Corte d’Assise di Alessandria contro Renato Curcio, Mario Moretti e Lauro Azzolini

Cascina Spiotta, l’ex brigatista sceglie di non rispondere alle domande «Ingiustificabile 50 anni dopo»

Ha scelto di non rispondere alle domande sui fatti di Cascina Spiotta l’ex brigatista Massimo Maraschi, 73 anni, primo testimone ascoltato nel processo davanti alla Corte d’Assise di Alessandria contro Renato Curcio, Mario Moretti e Lauro Azzolini. I tre sono imputati per l’uccisione dell’appuntato Giuseppe D’Alfonso, avvenuta durante un blitz dei carabinieri il 5 giugno 1975 per liberare l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia.
Maraschi, arrestato il giorno prima dei fatti e condannato nel 1978, ha potuto avvalersi della facoltà di non rispondere. Al pm Emilio Gatti ha fornito risposte vaghe, evitando ogni dettaglio sulla vicenda.
Ha ammesso di aver conosciuto Azzolini in carcere e Curcio solo anni dopo i fatti. Di Moretti ha detto di averlo incontrato un paio di volte a Milano, ma di non aver mai parlato con lui delle Brigate Rosse.
Deluso il legale di parte civile Guido Salvini: «Non doveva accusare nessuno, solo ricostruire. Un rifiuto incomprensibile anche sul piano umano». Maraschi ha risposto solo a una domanda, riguardante la conoscenza con Lauro Azzolini, uno degli imputati: «L’ho conosciuto in carcere a Opera nel 1990. Eravamo in cella insieme. Parlavamo di storia, era appassionato».

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