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IL CASO

Detenuto colpito da infarto ignorato, medico a processo a Torino: "Danni permanenti al cuore"

Il caso risale al 2019. Il ristretto lamentava dolori toracici, ma per il dottore non era nulla di grave. Morì poco tempo dopo essere uscito dal carcere

Detenuto colpito da infarto ignorato, medico a processo a Torino: "Danni permanenti al cuore"

Era stato colpito da un infarto mentre si trovava in carcere, ma per il medico che lo aveva visitato i sintomi non erano preoccupanti. Era stato quindi rimandato in cella, dove aveva trascorso almeno dodici ore in preda a forti dolori al torace, senza ricevere un'adeguata assistenza. «Mi sento morire», aveva confidato al compagno di cella, che continuava a chiedere aiuto. Solo diverse ore dopo, l’uomo era stato finalmente trasferito in ospedale. Una serie di omissioni è ora al centro del processo apertosi ieri presso il tribunale di Torino, dove il medico è imputato per lesioni personali. Secondo l'accusa, lo specialista – in servizio presso il carcere Lorusso e Cutugno – avrebbe causato danni permanenti al cuore del detenuto, un uomo di 54 anni, non diagnosticando tempestivamente l'infarto in corso. «Necrosi miocardica» e una «severa disfunzione sistolica globale», ovvero un’alterazione significativa della capacità del cuore di contrarsi e pompare sangue. Lesioni giudicate guaribili in oltre 40 giorni. Il detenuto, già affetto da una grave cardiopatia, morì poco tempo dopo essere stato dimesso dal carcere, a seguito di un peggioramento della sua condizione. Secondo i figli dell’uomo, che hanno sporto denuncia e si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Benedetta Perego e Vittorio Miroglio, quelle omissioni avrebbero aggravato irrimediabilmente la situazione clinica del padre, fino a condurlo alla morte. «Ritardi gravissimi» e «mancata cura», hanno dichiarato i legali. L’accusa, rappresentata dalla pm Chiara Canepa, contesta al medico una condotta imprudente, negligente e contraria ai protocolli sanitari. In particolare, il professionista non avrebbe eseguito un elettrocardiogramma né altri esami fondamentali per rilevare l'infarto, né avrebbe disposto il trasferimento immediato del paziente in ospedale, nonostante i sintomi persistenti e il quadro clinico pregresso. Nella prossima udienza, fissata per il 9 luglio, verrà citata come responsabile civile anche l’Asl di Torino, che si occupa dell’assistenza sanitaria ai detenuti. 

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