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Ambiente
01 Luglio 2025 - 13:20
Negli ultimi giorni, lo scarabeo giapponese (Popillia japonica) è tornato sotto i riflettori come una specie aliena invasiva in grado di causare danni economici rilevanti e non solo. Questo insetto si nutre di foglie, fiori e frutti di numerose piante, sia coltivate che selvatiche, mentre le sue larve si dedicano alle radici di prati, campi e pascoli, compromettendone la salute.
La presenza dello scarabeo giapponese è particolarmente problematica in regioni come Lombardia e Piemonte, dove le autorità fitosanitarie hanno attivato piani di contenimento. Per esempio, in Piemonte sono state distribuite circa 1200 trappole a ombrello dotate di esche specifiche per attirare e catturare gli adulti.
Il Popillia japonica è un coleottero originario principalmente del Giappone e della Russia orientale. È stato introdotto accidentalmente in Nord America all’inizio del 1900 e, in Europa, la sua prima segnalazione risale al 2014 proprio in Italia, tra Lombardia e Piemonte. Oggi è diffuso soprattutto nel Nord Italia, con focolai anche in Val d’Aosta ed Emilia Romagna, mentre al centro e al sud, come nel Lazio, non sono stati ancora rilevati avvistamenti.
Riconoscere questo scarabeo può risultare difficile per chi non è esperto, perché assomiglia ad altri coleotteri con riflessi verdi metallici. Tuttavia, si distingue per le elitre più scure che lasciano scoperto parte dell’addome e per dei piccoli ciuffi di peli bianchi sui lati. Il corpo misura circa 1,5 centimetri.
Il coleottero si è diffuso grazie al trasporto di piante ornamentali, prodotti agricoli e merci varie, spesso imbarcate su navi o aerei. Pur essendo un ottimo volatore, capace di coprire fino a 8 km al giorno, non è in grado di attraversare direttamente gli oceani. La sua espansione in Lombardia, ad esempio, si stima cresca di circa 10 km all’anno.
Nonostante non rappresenti un pericolo per l’uomo (non punge né è velenoso), questo insetto provoca seri danni alle colture. Le larve danneggiano le radici delle piante erbacee, mentre gli adulti attaccano più di 300 specie diverse di vegetali, lasciando sulle foglie un tipico effetto scheletrato dovuto al consumo della parte molle. In Lombardia, ad esempio, è stato necessario ripristinare diversi campi sportivi distrutti. Il danno si riflette non solo in termini economici, ma anche sulla biodiversità locale, alterando gli ecosistemi.
Il coleottero giapponese non ha veri predatori naturali in Europa e tende a competere con vari insetti locali, senza però colpire una specie in particolare. La sua capacità di adattamento e la mancanza di nemici naturali ne fanno un classico esempio di specie invasiva.
Le autorità regionali stanno portando avanti monitoraggi e interventi mirati, come l’uso di trappole per gli adulti, che tendono a riunirsi in gruppi. Tuttavia, Bonifazi avverte che il fai-da-te può essere dannoso: trappole generiche rischiano di catturare anche insetti utili, compromettendo l’ecosistema.
Con il riscaldamento globale, questa specie potrebbe ampliare ulteriormente il proprio areale, prediligendo ambienti caldi e umidi. Contenere la diffusione sarà quindi complesso, anche se in alcuni casi la natura può raggiungere un equilibrio spontaneo, come successo con altre specie invasive in passato.
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