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la tragedia

Il papà di Jacopo, il ragazzo deceduto nell'esplosione in via Nizza: «Ditemi com'è morto»

Il 33enne aveva passato la giornata a Mazzé con la madre. E lei avrebbe voluto che il figlio si fermasse per la notte

In primo piano, Paolo Peretti. Nel riquadro, il figlio Jacopo

In primo piano, Paolo Peretti. Nel riquadro, il figlio Jacopo

Doveva restare a Mazzé, dove aveva trascorso tutto il pomeriggio e anche parte della serata, visto che si era fermato a cena a casa di mamma Marzia. E invece è tornato nel suo alloggio torinese, in via Nizza. «Ho degli impegni lavorativi lunedì mattina, purtroppo molto presto, devo per forza rincasare». Avrebbe detto così Jacopo Peretti, 33 anni, alla madre. Una scelta dettata dalla necessità, quella del giovane deceduto nell’esplosione avvenuta in piena notte a pochi passi da piazza Bengasi. Una scelta che gli è costata la vita perché dopo avere percorso un’ora e venti minuti con l’auto, il 33enne è tornato a casa, in tarda serata. E poche ore dopo, ha trovato la morte a seguito dell’esplosione.

Jacopo Peretti si era diplomato al liceo scientifico Newton di Chivasso e poi aveva frequentato la scuola di Management ed economia a Torino. Tifava Toro (il club ha espresso il suo cordoglio dopo la tragedia) ma l’infanzia l’aveva appunto trascorsa a Mazzé, comune di 4mila abitanti nel Canavese. Dove abita ancora la famiglia, in particolare il nonno, Severino Grua, per anni presidente della locale Avis e membro della pro loco Mazzé. Mentre la mamma di Jacopo lavora in una casa di riposo a Strambino. «Era un ragazzo molto benvoluto, siamo sconvolti. Ho incontrato il nonno, è sotto shock come tutti noi», ha detto il sindaco di Mazzé, Marco Formia.

Il papà di Jacopo, Paolo, lunedì mattina invece era in via Nizza, sul luogo della tragedia. E in via Nizza è tornato anche ieri, insieme alla sua attuale moglie. E’ salito nell’alloggio dove viveva il suo ragazzo che ora non c’è più. «Sono qui perché sto cercando di capire com’è morto mio figlio», ha detto una volta uscito dal condominio, con gli occhi inumiditi dalle lacrime.

Suo figlio, sarebbe morto schiacciato dal contro-soffitto, che è venuto giù a causa della violentissima esplosione che, dalle prime ricostruzioni, è avvenuta nell’appartamento vuoto da una settimana. Una morte simile a quelle che avvengono durante i terremoti. Dunque letali non sarebbero state le fiamme, ma i calcinacci, che sono caduti e hanno investito il giovane mentre stava riposando. Jacopo dormiva lato strada, con la finestra aperta per cercare di prendere sonno nonostante il caldo. Ed è finito sotto le macerie, con il corpo recuperato nella tarda mattinata di lunedì dopo che per ore il ragazzo era stato dato per disperso. In via Nizza, i commercianti hanno iniziato una raccolta fondi per pagare le esequie. Papà Paolo afferma: «Se qualcuno volesse fare una donazione, la famiglia non toccherà nulla. I soldi andranno in beneficenza».

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