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Sanità

Torino alla sfida di tumori e maculopatie: oltre 3,7 milioni i casi oncologici in Italia

Con il 25% della popolazione piemontese over 64 e migliaia di pazienti con maculopatie e tumori, la Regione punta su diagnosi precoce e AI per contenere l’impatto clinico ed economico.

Torino alla sfida di tumori e maculopatie: oltre 3,7 milioni i casi oncologici in Italia

In Italia si stima che siano circa 565.000 le persone affette da maculopatie degenerative, un numero destinato a crescere fino a oltre un milione entro il 2040, complice l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche. Anche il fronte oncologico presenta numeri rilevanti: secondo il report I Numeri del Cancro in Italia 2024, più di 3,7 milioni di italiani convivono con una diagnosi tumorale, con oltre 390.000 nuovi casi registrati ogni anno.

Le due aree – oftalmologia e oncologia – rappresentano un carico crescente per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), non solo in termini di spesa diretta per cure e terapie, ma anche per i costi indiretti, come l’impatto sulla produttività lavorativa e il coinvolgimento dei caregiver.

Maculopatie: costi elevati e scarsa aderenza alle terapie

Tra le forme più comuni di maculopatia troviamo la degenerazione maculare legata all’età (nAMD) e l’edema maculare diabetico (DME). Il costo medio per assistere un paziente con nAMD si aggira intorno ai 60.000 euro, dei quali oltre due terzi sono rappresentati da spese sociali, come il supporto alla persona non autosufficiente. Uno studio realizzato da ALTEMS ha evidenziato come uno dei principali problemi sia la bassa aderenza ai trattamenti, che comporta un aumento di ricoveri, un uso inefficiente dei farmaci e un peggioramento delle condizioni cliniche.

Un approccio più integrato alla presa in carico del paziente potrebbe però fare la differenza: si stima un risparmio potenziale di fino a 24.000 euro per paziente, considerando anche i benefici sociali legati a una gestione più efficiente.

Oncologia: più sopravvivenza, più valore per la società

In ambito oncologico, l’impatto della malattia resta significativo, ma i progressi terapeutici hanno portato a una sopravvivenza media che in molti casi supera i 10 anni. Questo ha generato un ritorno positivo in termini di produttività, benessere sociale e consumi, spesso superiore ai costi sostenuti dal sistema per la cura dei pazienti.

Il dato conferma quanto sia fondamentale continuare a investire in prevenzione, innovazione terapeutica e modelli gestionali integrati, che possano garantire non solo risultati clinici, ma anche sostenibilità economica e sociale.

Il Piemonte tra stabilità e innovazione

Nel 2024 il Piemonte si conferma in linea con la media nazionale in termini di nuovi casi oncologici, grazie all’espansione del Registro Tumori Regionale e a una crescente attenzione alla prevenzione e diagnosi precoce, supportata da strumenti tecnologici come intelligenza artificiale e telemedicina.

Sul fronte oftalmologico, la degenerazione maculare legata all’età è la forma più diffusa in regione, colpendo una fascia ampia della popolazione anziana. Considerando che circa il 25% dei piemontesi ha più di 64 anni, si stima che decine di migliaia di persone convivano con questa patologia, a cui si aggiungono i pazienti con edema maculare diabetico, in aumento parallelamente alla crescita del diabete.

Verso modelli di cura integrati e sostenibili

Questi temi sono stati al centro del Tavolo Clinico-Istituzionale Oncologia e Oftalmologia, tenutosi a Torino. L’incontro ha coinvolto istituzioni, clinici, associazioni di pazienti e stakeholder, con l’obiettivo di promuovere modelli di assistenza centrati sulla persona e misurabili nei risultati di salute e qualità della vita.

I punti chiave emersi dal dibattito includono:

  • Espandere i programmi di screening e diagnosi precoce, con il supporto della tecnologia;

  • Valutare le terapie innovative integrando criteri clinici, economici e organizzativi per superare la frammentazione delle risorse;

  • Rafforzare l’appropriatezza prescrittiva, con linee guida condivise, formazione continua e strumenti di supporto decisionale.

Al centro dell’attenzione, anche la necessità di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi e personalizzati, che favoriscano la collaborazione tra diversi specialisti e garantiscano un’assistenza più efficace, mirata e sostenibile.

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