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la storia delle ville torinesi
11 Luglio 2025 - 16:00
Sospesa tra l’eleganza del Settecento e il degrado di oggi, Villa Capriglio domina la strada che da Torino si arrampica verso Pino Torinese, poco sotto la basilica di Superga. Un tempo sontuosa dimora nobiliare, oggi è uno dei simboli più inquietanti dell’abbandono architettonico torinese.
Costruita nel 1706 per volere della famiglia Marchisio, la villa passò in mano al conte Giovanni Paolo Melina di Capriglio, da cui prende il nome attuale. Figura ambiziosa e controversa, Melina seppe guadagnarsi un posto nei ranghi della corte sabauda, intrecciando relazioni che gli valsero il titolo di consigliere delle Finanze di Vittorio Amedeo II. A lui si deve anche il massimo splendore della villa: sale affrescate, un’ampia cappella privata, un parco punteggiato di statue, tra cui una colossale scultura di Ercole proveniente dalla Reggia di Venaria.
Ma la storia ufficiale è solo una faccia della medaglia.
Già nell’Ottocento iniziarono a circolare racconti di orge nobiliari, amanti scomparse, apparizioni spettrali. Secondo una leggenda persistente, nelle notti di plenilunio invernale, avvolta dalla nebbia, la villa svanirebbe per poi ricomparire al mattino. C’è chi giura di aver sentito passi, risate, musica provenire dall’interno di un edificio che, a quell’ora, dovrebbe essere completamente vuoto.
Una scoperta nel 1971 alimentò ulteriormente l’aura oscura del luogo. Durante un tentativo di restauro da parte del Comune, furono rinvenuti cunicoli sotterranei che conducevano a una misteriosa stanza ottagonale: una forma ricorrente nei culti esoterici e nella simbologia legata alla magia nera. Le speculazioni su riti satanici e messe nere si moltiplicarono, e da allora Villa Capriglio è anche conosciuta come la “Casa del Diavolo”.
Oggi la villa versa in un grave stato di degrado. Il tetto è in parte collassato, molte sale risultano annerite, forse a causa di incendi dolosi. Alcuni arredi inspiegabilmente sopravvissuti – come vecchie poltroncine o misteriose iscrizioni numeriche sui muri – contribuiscono a renderla ancora più inquietante. Gli affreschi rimasti, soprattutto nella cappella e in alcune stanze del secondo piano, sono frammenti preziosi di un passato aristocratico. La monumentale scala centrale, un tempo trionfale, ha perso la ringhiera. I murales moderni sono pochi: ciò che domina è il vandalismo, più che l’arte.
Nel sottotetto e nei sotterranei regna il silenzio. Gli ambienti sono umidi e fragili, con strutture che appaiono ormai a rischio crollo.
Dal 2016, il Comune di Torino ha messo la villa in vendita. Nessun acquirente, però, si è ancora fatto avanti. I costi di recupero sarebbero ingenti, e la reputazione sinistra dell’edificio potrebbe aver scoraggiato anche i più temerari.
Nonostante faccia parte dell’Ecomuseo Urbano della Circoscrizione VII, Villa Capriglio è oggi un fantasma in piena vista: monumento all’incuria, al tempo e alle storie che resistono quando tutto il resto crolla.
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