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Il reportage

Il ritorno di Allen: l'abbraccio della comunità filippina di Torino

Padre Charles racconta l’emozione del ritrovamento del piccolo Allen, e come la fede tiene unita la comunità filippina a Torino da oltre sette anni

Il ritorno di Allen: l'abbraccio della comunità filippina di Torino

Padre Charles Manlangit alla chiesa San Giovanni Evangelista

Quando entro nel refettorio sotto la chiesa San Giovanni Evangelista in corso Vittorio Emanuele II, vengo travolto da un’ondata di voci, risate e profumi. Decine di persone sedute a tavola, fianco a fianco, condividono il pranzo della domenica. Il cibo è abbondante, cucinato insieme, e servito con grande naturalezza: qui la comunità non è una parola frivola, ma è una famiglia allargata. La comunità filippina di Torino, composta da oltre 4mila persone, si ritrova ogni settimana in questo luogo di preghiera, ma anche di vita quotidiana condivisa. È qui che oggi si celebra un ringraziamento speciale: il ritorno del piccolo Allen.

Allen ha cinque anni e venerdì la sua scomparsa aveva fatto preoccupare molti. Le notizie arrivavano frammentarie, si sapeva solo che si era allontanato e che le ricerche erano in corso. Poi stamattina, il sollievo: Allen è stato ritrovato sano e salvo. Una notizia accolta come una benedizione, racconta padre Charles Manlangit, guida spirituale della comunità filippina cattolica di Torino. “Stamattina ero preso dall’organizzazione della messa – racconta – quando ho saputo che Allen era stato ritrovato ho ringraziato Dio. Ero molto preoccupato, perché sapevo che è un bambino autistico e temevamo il peggio. Appena ho ricevuto la notizia ho detto: Grazie a Dio!”.

Padre Charles ha battezzato Allen, ma i rapporti con la famiglia del bambino, come accade spesso nelle comunità ampie e articolate, non sono strettissimi. “La sorella maggiore partecipa a tornei sportivi della comunità filippina, prendono parte a eventi come la Barrio Fiesta! a maggio, con danze e cibo tradizionale. Ma non sono tra i più presenti alla messa. Tuttavia, hanno molti amici nella comunità, fanno attività insieme: oggi, anche per loro, la comunità c’è”. Ogni domenica la chiesa si riempie: tra i 300 e i 400 fedeli partecipano alla messa di mezzogiorno. Dopo la celebrazione, si pranza tutti insieme, poi si dividono per i vari gruppi religiosi – tre i principali – che svolgono le loro attività del pomeriggio. Tra questi anche il grupo El Shaddai (Dio onnipotente), che ha un momento di preghiera tutto suo. Questa domenica, però, ha un colore diverso: è una domenica di gratitudine. “La messa di oggi pomeriggio sarà dedicata interamente al ringraziamento per il ritrovamento di Allen – spiega padre Charles –. Ho in mente di incontrare la famiglia e magari pensare a un momento di festa, qualcosa che coinvolga tutta la comunità per celebrare insieme”.

Padre Charles è arrivato in Italia nel 2018, e da allora è diventato il punto di riferimento per centinaia di famiglie. “Questo è il mio settimo anno qui – racconta – e appena arrivato, il mio primo incarico è stato proprio in questa comunità. Anni fa, quando ero direttore in una scuola nelle Filippine, mi capitò una cosa simile: un bambino si era perso e lo ritrovammo solo il giorno dopo, alla stazione del pullman. Non ho mai dimenticato l’ansia di quelle ore. È per questo che oggi il mio cuore è pieno di gioia”. La storia di Allen finisce bene. Ma ancora più forte della cronaca è la luce che getta su una comunità unica, compatta, devota. Una comunità che, tra preghiere, piatti condivisi e senso di comunità, costruisce ogni giorno un angolo di casa, pur essendo lontano da casa.

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