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Storia
31 Luglio 2025 - 12:55
Palazzo Carignano, fu sede della prima Camera dei deputati del Regno d'Italia
Torino fu designata capitale del Regno d’Italia nel 1861, a seguito dell’unificazione nazionale. La decisione rispecchiava la centralità della città nel processo risorgimentale e il suo ruolo preminente come capitale del Regno di Sardegna, nucleo politico dell’unificazione. Il capoluogo piemontese, sede della dinastia dei Savoia, offriva infrastrutture amministrative consolidate e una posizione geografica strategica, vicina ai confini francesi e svizzeri.
La scelta di Torino fu dettata anche da esigenze pratiche: molte regioni italiane – tra cui il Veneto, il Trentino-Alto Adige e lo Stato Pontificio – non facevano ancora parte del nuovo regno. La capitale provvisoria avrebbe dovuto garantire un equilibrio tra realtà già annesse e territori ancora da integrare. Tuttavia, la permanenza della sede del governo a Torino fu breve: nel 1865 la capitale fu trasferita a Firenze.
Il trasferimento della capitale fu il risultato della Convenzione di settembre 1864 con la Francia, in cui l’Italia si impegnava a non attaccare Roma, ancora sotto il controllo papale, in cambio del ritiro delle truppe francesi. Firenze fu individuata come sede provvisoria: il centro toscano, allora di dimensioni contenute, fu oggetto di importanti trasformazioni urbanistiche per ospitare le istituzioni del Regno. Il trasferimento suscitò proteste a Torino e richiese profondi adattamenti per la città ospitante. Firenze mantenne il ruolo per sei anni.
Nel 1870, l’occupazione di Roma da parte dell’esercito italiano, avvenuta con la Breccia di Porta Pia, segnò la fine del potere temporale del Papa. L’annessione della città completò, dal punto di vista simbolico e politico, il processo di unificazione nazionale. Roma divenne capitale ufficiale nel 1871. La sua scelta fu motivata dal valore storico e culturale della città, anche se inizialmente il rapporto con il Vaticano fu segnato da forti tensioni, risolte solo nel 1929 con i Patti Lateranensi.
Tra il 1943 e il 1944, in un’Italia divisa e occupata, due città meridionali assunsero per brevi periodi il ruolo di capitale. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, re Vittorio Emanuele III e il governo si rifugiarono a Brindisi, che ospitò temporaneamente le principali funzioni istituzionali. Successivamente, da febbraio a luglio 1944, fu Salerno a ospitare i ministeri del governo Badoglio. Il trasferimento delle istituzioni nelle città liberate dagli Alleati precedette il ritorno del governo a Roma, dopo la liberazione della capitale.
Torino ha perso il titolo di capitale dopo soli quattro anni, ma ha mantenuto un ruolo centrale nello sviluppo economico e industriale del Paese. La città ha saputo riconvertire la propria identità, diventando un centro universitario, culturale e produttivo di primo piano. Il suo passato di capitale, seppur breve, ha contribuito a delinearne le strutture istituzionali e architettoniche, lasciando un’eredità visibile ancora oggi.
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