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Il caso

“La situazione non era il massimo, ora siamo più tranquilli”: i dipendenti Iveco sul passaggio a Tata

I lavoratori commentano l’arrivo di Tata Motors: “Nessun taglio previsto, ma aspettiamo di vedere”

“La situazione non era il massimo, ora siamo più tranquilli”: i dipendenti Iveco sul passaggio a Tata

La sede Iveco Group a Torino

“Per noi è una cosa buona, non eravamo messi benissimo, ora arrivano iniezioni di soldi, è fondamentale avere alle spalle un gruppo pieno di risorse.” È così, con un misto di pragmatismo e sollievo, che un dipendente di Iveco Group commenta l’annuncio ufficiale dell’acquisizione (escluso il ramo difesa) da parte del colosso indiano Tata Motors. Un passaggio epocale che i lavoratori, per ora, accolgono senza allarmismi, ma con gli occhi ben aperti sul futuro.

Per chi lavora da tempo all’interno dell’azienda, il cambio di proprietà non è una totale sorpresa. “Erano anni che si parlava di offerte, ma il problema è sempre stato Iveco Defence Vehicles (Idv) a Bolzano. Essendo un asset strategico, bloccava tutto per via della golden power,” spiega un altro dipendente. Il punto di svolta è arrivato proprio con lo scorporo ufficiale della divisione difesa, ora ceduta a Leonardo e Rheinmetall. “Così facendo hanno liberato Iveco dal vincolo strategico. Adesso si può vendere, e hanno venduto a Tata.”

Tata Motors è una multinazionale imponente, che opera lungo tutta la filiera dell’automotive, dai motori ai veicoli finiti. Ha una forte presenza in India, Sud America e Africa, ma finora mancava un accesso diretto al mercato europeo. “Questa è l’occasione per entrare in Europa. Tata inizia a mettere la testa fuori e vedere che succede,” dice una dipendente. “Loro sono fornitori di se stessi, noi invece ci appoggiamo a fornitori esterni: è tutta un’altra logica.” Nonostante il cambiamento importante, molti lavoratori mantengono la calma: “Negli accordi hanno scritto che non taglieranno personale né chiuderanno stabilimenti. Poi, si vedrà. Ma per ora, nessuno è preoccupato.”

Le voci raccolte restituiscono un clima di relativa fiducia, anche se non mancano le incognite. Qualcuno fa notare che “quello che potrebbe cambiare, forse, sono i dirigenti più rilevanti. Di solito tagliano le teste in alto per mettere i loro. Sotto, non cambia nulla.” E c’è chi, più semplicemente, è venuto a conoscenza dell’operazione solo all’ultimo momento:
“Non sapevo nulla, ho visto tutto stamattina. Devo ancora leggere bene, ma non mi sembra ci sia da preoccuparsi.”

Qualche interrogativo riguarda anche il futuro delle politiche interne: “Tra un anno ci scade il contratto di smart working. Con la nuova gestione è possibile che decidano di non rinnovarlo, magari con l'idea che questo tipo di metodo di lavoro non è considerato”. I dipendenti sottolineano anche che il gruppo stava già performando bene, ma con ritorni limitati: “Non è un segreto di Stato che non stessimo andando alla grande. I premi sono stati bassi, i dividendi pure. Ci serviva una spinta in più.”

A margine dell’operazione, il Ceo di Iveco Group Olof Persson ha voluto rassicurare dipendenti e investitori:
Tata continuerà a guidare le decisioni per la crescita a lungo termine e mantenere la competitività del business. Si impegna a rispettare e mantenere l’identità, i valori fondamentali e la cultura di Iveco, così come i marchi e i loghi.”

Un passaggio di proprietà che — almeno nelle intenzioni — non snaturerà la storia e il posizionamento del gruppo.
“Questo non è il traguardo, ma il punto di partenza per un futuro emozionante. Stiamo facendo investimenti su innovazione e sostenibilità. Andiamo avanti con testa e cuore, fieri delle nostre radici italiane,” ha concluso Persson durante la call sui risultati del secondo trimestre.

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