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Sanità

Il contratto dei "gettonisti" è scaduto: qual è la situazione adesso?

In Piemonte, la Regione rassicura: "Nessuna paralisi nei reparti, pronti con assunzioni e reinternalizzazioni".

Il contratto dei "gettonisti" è scaduto: qual è la situazione adesso?

Dal 31 luglio 2024 non è più possibile rinnovare o stipulare nuovi contratti con i cosiddetti medici “gettonisti”, ovvero i professionisti assunti tramite cooperative esterne per coprire turni in ospedali e Pronto soccorso. Il decreto nazionale del 17 giugno ha infatti imposto lo stop a queste collaborazioni, lasciando validi solo i contratti già attivi fino alla loro scadenza naturale. Una misura nazionale che ha sollevato timori soprattutto in Piemonte, la regione che fino a pochi mesi fa deteneva il record di spesa per medici a gettone: 115 milioni di euro, quasi un quarto del totale nazionale. Ma oggi l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi rassicura: «Nessuna paralisi, ci siamo organizzati. I medici gettonisti saranno progressivamente sostituiti da personale interno attraverso assunzioni e reinternalizzazioni. Non ci saranno ricadute sui servizi». L’obiettivo della Regione, conferma Riboldi, è chiaro: «Arrivare alla riduzione del 30% dei contratti. Abbiamo lavorato in anticipo per evitare un tracollo dei servizi, soprattutto nei Pronto soccorso».

Nei mesi precedenti, il tema era stato al centro di forti polemiche. Un report dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) aveva acceso i riflettori sulla spesa record del Piemonte per i medici “a chiamata”, evidenziando un divario persino rispetto alla Lombardia. Il presidente della Regione, Alberto Cirio, aveva difeso il sistema piemontese: «Ci dicono che spendiamo di più, ma perché facciamo di più. La nostra Sanità è come una fabbrica: spendiamo perché produciamo», aveva dichiarato a margine della presentazione dell’Agenda Sanità. Allo stesso tempo, aveva ammesso: «I gettonisti non sono il demonio. Anzi, oggi servono. Capisco che non vada bene, ma ci stiamo lavorando».

In alcuni casi, la dipendenza da medici esterni era arrivata a livelli altissimi. Nell’Asl di Alessandria, ad esempio, fino all’80% del personale nei Pronto soccorso proveniva da cooperative. Una situazione che aveva fatto temere una paralisi dei servizi con la scadenza dei contratti, in assenza di alternative immediate. Per questo motivo era stato attivato un tavolo di coordinamento regionale, guidato da Franca Dall’Occo, direttrice generale dell’ospedale Mauriziano, con l’obiettivo di ridurre il ricorso ai gettonisti del 25% entro la fine del 2024, con punte fino al 40% in alcune aziende sanitarie.

Il provvedimento di stop ai rinnovi si inserisce in un disegno più ampio del Ministero della Salute. Già da tempo, infatti, il ricorso ai gettonisti veniva considerato una soluzione emergenziale e insostenibile. I compensi – anche 1.200 euro per singolo turno – rappresentavano un onere molto elevato per le casse pubbliche, senza la garanzia di continuità assistenziale o di integrazione nei reparti. Il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva ripetutamente definito prioritaria la necessità di ridurre questo tipo di esternalizzazione, spingendo per nuove assunzioni, concorsi stabili e migliori condizioni di lavoro per i medici strutturati.

Anche l’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, aveva sottolineato i limiti strutturali del sistema: «Il vero problema non è solo il gettonista, ma la carenza di personale. E con l’estate, il rischio è che i medici non possano nemmeno andare in ferie», aveva avvertito il segretario Pierino Di Silverio. Con lo stop ufficiale del 31 luglio, l’Italia – e il Piemonte in particolare – entrano in una nuova fase della gestione sanitaria pubblica. La scommessa è garantire la tenuta dei reparti senza ricorrere al personale esterno, rafforzando la rete ospedaliera con organici stabili.

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