l'editoriale
Cerca
Il mercato
02 Agosto 2025 - 14:55
Per Exor il 30 luglio 2025 non è stato un semplice giorno d’estate. È stato il momento in cui ha mollato, senza troppi rimpianti, una delle sue ultime eredità industriali italiane: Iveco. Non un colpo di scena, piuttosto l’atto finale di un processo iniziato anni fa. La holding della famiglia Agnelli-Elkann ha venduto a Tata Motors il 27,1% del gruppo di bus e tir per 1,05 miliardi di euro. La società indiana lancerà ora un’opa totalitaria per rilevare tutto il capitale di Iveco e ritirarlo da Piazza Affari. Parallelamente, la divisione Defence Vehicles è stata ceduta a Leonardo per 1,7 miliardi.
Per Exor significa un’entrata netta di circa 1,5 miliardi, tra cessione diretta e dividendo straordinario distribuito agli azionisti Iveco (6 euro per azione). Ma l’uscita da Iveco è solo l’ultimo tassello di una trasformazione più ampia, quella che sta spingendo Exor fuori dall’automotive e dentro un nuovo ruolo: quello di grande investitore globale, con interessi in salute, tecnologia, lusso. Se si aggiungono ai 1,5 miliardi i 2 miliardi netti incassati dalla cessione del 4% di Ferrari a febbraio (dei 3 miliardi totali, 1 è servito per il buyback) e i 600 milioni di liquidità già in portafoglio, Exor si trova ora con oltre 4 miliardi pronti all’uso. E già si parla di una nuova grande acquisizione entro l’anno: una quota del 10-15% in una società da circa 20 miliardi di valore, nei settori chiave della nuova strategia.
La direzione è chiara. Da tempo Exor ha iniziato a dismettere gli asset dell’industria tradizionale per concentrarsi su aziende con alti margini e forte potenziale di crescita. La vendita di Magneti Marelli tra il 2018 e il 2019, quella di Cushman & Wakefield nel 2015, l’uscita da Banijay, Banca Leonardo, sono tutti passi lungo questa traiettoria. Fino alla cessione di PartnerRe nel 2022: acquistata e poi rivenduta a Covéa per 9,3 miliardi, con oltre 2 miliardi di plusvalenza netta. Oggi Exor è azionista forte ma non sempre di controllo. Ha il 14,2% di Stellantis, il 24% di Christian Louboutin, il 17,5% di Philips, il 45% delle cliniche di Lifenet Healthcare (che potrebbe cedere a breve), il 10% dell’Institut Mérieux.
Secondo Milano Finanza, tra i nomi nel radar di Elkann ci sono società come Straumann (implantologia dentale), Sartorius Stedim Biotech (biotecnologie), Dassault Systèmes (software 3D), ResMed (dispositivi per disturbi respiratori), e, più suggestivamente, Armani. Il legame personale tra John Elkann e Giorgio Armani, unito all’interesse per il lusso made in Italy, rende plausibile anche una mossa simbolica oltre che strategica. Intanto, però, il peso dell’Italia in Exor continua a calare. Iveco se ne va, Marelli è in crisi, Ferrari è stata parzialmente monetizzata, Stellantis si muove come gruppo globale.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..