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Economia & auto

Ferrari chiude il trimestre in positivo, ma cade in Borsa: ecco perché

Margini al sicuro dai dazi USA, ma la mancata revisione delle stime pesa sul titolo

Ferrari chiude il trimestre in positivo, ma cade in Borsa: ecco perché

Ferrari archivia un secondo trimestre solido, con utili e ricavi in crescita, margini rafforzati e una generazione di cassa positiva. Tuttavia, tutto questo non è bastato a convincere il mercato. Il titolo, infatti, è crollato a Piazza Affari nella seduta di giovedì 31 luglio, arrivando a perdere oltre il 10% nel corso della conference call con gli analisti e chiudendo la giornata con un pesante -11,6%, attestandosi a quota 385,3 euro per azione. A pesare sulla performance in Borsa è stata soprattutto la decisione della società di confermare la guidance per l’intero 2025, senza alzare le previsioni come molti investitori speravano.

Nel dettaglio, nel periodo aprile-giugno Ferrari ha registrato un utile netto di 425 milioni di euro, in aumento del 2,9% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Anche il fatturato ha mostrato un progresso, salendo del 4,4% a 1,787 miliardi di euro. La crescita è stata sostenuta in particolare da un mix di prodotto più ricco, da un forte aumento delle personalizzazioni e dall’ottima performance della divisione lifestyle e delle sponsorizzazioni, che ha messo a segno un balzo del 22%.

La redditività del gruppo di Maranello si è rafforzata: l’utile operativo (Ebit) è cresciuto dell’8,1% a 552 milioni, con un margine del 30,9%, in aumento di 100 punti base. L’Ebitda ha raggiunto i 709 milioni (+5,9%), con un margine del 39,7%. Sul fronte della liquidità, Ferrari ha generato un free cash flow industriale pari a 232 milioni, nonostante un incremento degli investimenti in ricerca, sviluppo e spese per nuovi impianti, saliti a 239 milioni.

Uno dei temi più attesi del trimestre era l’impatto dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti ad aprile sulle auto e sui componenti importati dall’Unione Europea. Ma Ferrari ha rassicurato gli investitori: i nuovi dazi non hanno avuto alcun impatto significativo sui conti. La maggior parte delle vetture spedite verso gli Stati Uniti, ha precisato la società, è partita prima dell’entrata in vigore delle tariffe. Inoltre, grazie all’accordo commerciale siglato tra Washington e Bruxelles e a una maggiore efficienza industriale prevista nella seconda metà dell’anno, è stato ufficialmente rimosso anche il rischio di una compressione dei margini del valore di 50 punti base, che era stato inizialmente previsto.

Per quanto riguarda le consegne, il trimestre si è chiuso con 3.494 vetture immatricolate, un dato stabile rispetto all’anno precedente. Nelle Americhe si registra una lieve crescita (+1%), mentre in Cina continentale si segnala un leggero calo (-1%). I modelli che hanno trainato le vendite sono stati la 296 GTS, la SUV Purosangue e la Roma Spider. In calo invece la SF90 Spider, ormai verso la fine del proprio ciclo vita. A livello di motorizzazioni, le vetture con motore a combustione interna hanno rappresentato il 55% delle consegne, mentre quelle ibride si sono attestate al 45%.

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