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ECONOMIA & AGRICOLTURA
10 Agosto 2025 - 15:50
Due mesi quasi senza pioggia e pascoli sempre più aridi: è questa la situazione che preoccupa il comparto zootecnico piemontese. La crisi idrica, che ha già colpito diverse zone della regione, non ha risparmiato neppure l’alta quota. Qui, i prati d’alpeggio mostrano i segni di un’annata difficile, con il rischio concreto di compromettere la stagione estiva e la produzione di foraggio.
Coldiretti Piemonte parla di una condizione “al limite”, legata non solo alla scarsità di precipitazioni ma anche alle particolari caratteristiche della montagna. I pendii ripidi e talvolta instabili aumentano i rischi per le mandrie, rendendo più complessa la gestione del bestiame. Una criticità che riguarda soprattutto i capi di razza Piemontese, simbolo dell’allevamento locale e risorsa di grande valore per l’agroalimentare regionale.
Le previsioni meteorologiche per le prossime settimane non aiutano l’ottimismo: è atteso un aumento delle temperature, che potrebbe costringere molti allevatori a concludere la stagione in anticipo. Un’eventualità che, sottolineano la presidente Cristina Brizzolari e il delegato confederale Bruno Rivarossa, avrebbe “gravi ripercussioni anche dal punto di vista economico”.
Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno sentire anche in quota, con stagioni sempre meno regolari e sbalzi termici più marcati. Ciò incide sull’equilibrio dei pascoli e sulle condizioni di vita degli animali in alpeggio, aggravando la già delicata gestione quotidiana delle aziende agricole.
A queste difficoltà si sommano le pressioni della fauna selvatica. Coldiretti denuncia in particolare la presenza crescente del lupo, descritta come “sempre più invasiva” sulle Alpi piemontesi, e gli attacchi agli animali al pascolo. Minacce che si aggiungono alle sfide climatiche, rendendo più fragile un settore che svolge un ruolo decisivo non solo nella produzione, ma anche nella tutela e salvaguardia del territorio montano.
L’associazione chiede di mantenere alta l’attenzione su un comparto che, oltre a garantire eccellenze alimentari, rappresenta un presidio vivo della montagna. Un presidio che oggi, di fronte alla scarsità d’acqua e ai cambiamenti ambientali, rischia di essere messo a dura prova.
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