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Il caso

Non c'è pace per la memoria del maresciallo Berardi, lo sfogo del figlio: "Ci sputano sopra"

Il figlio della vittima del terrorismo brigatista: "Dopo tanto tempo mi viene negata persino un po' di pace"

Non c'è pace per la memoria del maresciallo Berardi: lo sfogo del figlio

Costretta tra le lamiere dei cantieri Italgas, per consentire dei lavori sulle condutture di gas che passeranno per l’omonimo largo Berardi, imbrattata più volte nel corso del tempo: lo scorso aprile e poi a maggio, e adesso diventata un bivacco.

La targa memoriale al maresciallo Rosario Berardi, ucciso il 10 marzo del 1978 per mano delle Brigate Rosse, durante i truculenti Anni di Piombo non trova proprio pace. "Non so dare le ragioni di questi continui oltraggi", si sfoga il figlio Giovanni con un post sui social. "A più di quarantasette anni dell'anniversario dell'assassinio di mio padre, questa lapide non ha pace, non so assolutamente cosa e perché questo avviene".

Negli anni Giovanni ha assistito ai più disparati episodi di vandalizzazione del memoriale a suo padre: i fiori apposti sulla sua lapide vengono spesso buttati per terra o le scritte dei writers sono, purtroppo, frequenti. L'ultima, lo scorso 28 maggio, la scritta "Gaza", in rosso. Come sempre, si era provveduto a ripulirla. Ma Giovanni oggi non nega di essere un po' esausto: "La fatica è tanta, e il dolore è sempre vivo, quando mi chiedo perché sono costretto a constatare che ancora mi viene negata dopo tanto tempo persino un po' di pace", dice. 

Uno sdegno condiviso anche dalla consigliera della Circoscrizione 7 Patrizia Alessi (FdI): "Una vergogna della Città, dove regna il buonismo della sinistra e di chi è in coalizione con loro", attacca. 

Il Centro civico, allertato, ha invece rassicurato sul fatto di avere segnalato l’episodio sia ad Amiat che ai Servizi sociali. Il bivacco è già stato rimosso.
«In questo caso, però, sembra ovvio che si è trattato del rifugio di un disperato, non di un atto intenzionale nei confronti della compianta memoria del maresciallo», tiene a precisare il presidente della 7 Luca Deri.

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