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Storia torinese
14 Agosto 2025 - 12:00
Chi attraversa il Ponte Umberto I a Torino non può non notarle: quattro maestose figure di marmo bianco si ergono come antiche sentinelle agli ingressi del ponte, testimoni silenziosi di un'epoca che voleva celebrare i valori della nazione attraverso l'arte. Non si tratta di semplici decorazioni, ma di vere e proprie allegorie dense di significato, nate per trasformare un ponte che avrebbe potuto essere solamente funzionale in un meraviglioso monumento alla memoria di re Umberto I di Savoia.
UN RICORDO AI VALORI DI UMBERTO I
La storia delle statue inizia nel 1907, quando il ponte venne inaugurato. L'opera, che era stata costruita per collegare il centro storico di Torino con Borgo Po, appariva però troppo austera per commemorare degnamente Umberto I di Savoia, un sovrano che, assassinato nel 1900, che però aveva lasciato un segno profondo nella storia italiana. La città decise così di impreziosire il ponte con sculture allegoriche che celebrassero i valori fondanti della società: il coraggio, la pietà, l'arte e l'industria.
L'occasione perfetta arrivò con il cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Il 20 settembre 1911, alla presenza di re Vittorio Emanuele III, figlio del sovrano commemorato, le quattro statue vennero finalmente presentate al pubblico.
IL VERO SIGNIFICATO DELLE STATUE DEL PONTE UMBERTO I
"Sul campo di battaglia" - Il Valore
Luigi Contratti scolpì questa potente rappresentazione del coraggio militare, un omaggio diretto alla figura del soldato e al ruolo bellico di Umberto I, re che non esitò a partecipare personalmente alle campagne militari del suo tempo. La figura muscolosa impugna una spada, incarnando la determinazione e l'eroismo sul campo di battaglia.
"Sul campo del dolore" - La Pietà
Sempre opera di Contratti, questa scultura offre il contraltare compassionevole alla gloria militare. Una figura sofferente, inginocchiata e raccolta nel dolore, ci ricorda che dietro ogni vittoria si celano sacrifici umani. È un richiamo alla sofferenza delle vittime e alla dimensione più profondamente umana della guerra.
"La maestà nell'arte e nella scienza" - L'Arte
A realizzare questa celebrazione dell'ingegno creativo e della cultura fu invece Giovanni Reduzzi. La figura femminile coronata d'alloro guida due uomini in un gesto simbolico verso la conoscenza, rappresentando la grandezza che l'Italia stava raggiungendo anche grazie all'arte e alla scienza, settori in cui Torino si distingueva particolarmente in quegli anni.
"La maestà protegge l'agricoltura e l'industria" - L'Industria
Completando il ciclo allegorico, Reduzzi creò quest'ultima opera dedicata al lavoro e allo sviluppo economico. La figura femminile centrale rappresenta lo Stato che veglia sui settori chiave per la crescita nazionale: agricoltura e industria, pilastri dell'economia italiana dell'epoca.
DUE GRANDI ARTISTI PER QUATTRO OPERE ICONICHE
Luigi Contratti (1868-1923), originario di Portogruaro ma torinese d'adozione, fu uno dei più apprezzati scultori attivi nel capoluogo piemontese tra Ottocento e Novecento. Formatosi all'Accademia Albertina, la sua carriera si distinse per importanti committenze pubbliche, dal monumento a Galileo Ferraris alle opere funerarie del Cimitero Monumentale.
Giovanni Reduzzi, figura poliedrica del panorama artistico torinese di inizio Novecento, proveniva da una famiglia interamente dedicata all'arte. Pittore, scultore e critico d'arte per la rivista specializzata "A B C", fu una guida influente per numerosi giovani artisti torinesi.
Oggi, passeggiando lungo il Ponte Umberto I, si possono ancora ammirare le quattro statue, realizzate in pietra bianca che, con i loro tratti neoclassici tipici della Belle Époque, sono in grado di trasformare il semplice attraversamento del ponte in una passeggiata alla scoperta della storia e dei valori di Torino.
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