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Sanità
14 Agosto 2025 - 15:40
Foto di repertorio
Colpisce oltre un quarto della popolazione adulta – più di un milione di persone in Piemonte – e resta il principale fattore di rischio modificabile per ictus, infarto, insufficienza cardiaca e renale. L’ipertensione arteriosa, però, non è sempre uguale: riconoscere le forme secondarie, come l’iperaldosteronismo primitivo, può fare la differenza, permettendo di adottare terapie mirate e ridurre drasticamente il rischio di complicanze a lungo termine.
Il professor Paolo Mulatero, del Centro universitario di Eccellenza Europeo per la Diagnosi e la Terapia dell’Ipertensione Arteriosa della Città della Salute e della Scienza di Torino (diretto dal professor Franco Veglio), è stato l’unico esperto italiano a partecipare alla stesura delle nuove linee guida mondiali della Endocrine Society per la diagnosi e il trattamento dell’iperaldosteronismo primitivo. Un riconoscimento che conferma il ruolo di eccellenza del centro torinese nella ricerca e cura delle patologie cardiovascolari.
L’iperaldosteronismo si verifica quando le ghiandole surrenali producono troppo aldosterone, causando ritenzione di sodio, ipertensione resistente e carenza di potassio. Questa condizione, spesso indistinguibile dalla comune ipertensione essenziale, colpisce fino al 10% degli ipertesi – circa 60-100 mila piemontesi – ma resta in gran parte non diagnosticata. I pazienti hanno un rischio cardiovascolare più alto e una maggiore incidenza di danni a cuore, reni e vasi.
Le linee guida invitano a misurare in tutti i pazienti con pressione elevata il rapporto aldosterone/renina, un test semplice ma efficace per individuare precocemente la patologia. In caso di esito positivo, si raccomanda un trattamento specifico, farmacologico o chirurgico, calibrato sul profilo clinico del paziente. L’obiettivo è passare da un approccio generico a uno su misura, ottimizzando il controllo pressorio e riducendo gli eventi cardiovascolari.
“Queste Linee guida rappresentano un passo avanti fondamentale per ottimizzare la diagnosi precoce e offrire terapie sempre più personalizzate ai nostri pazienti ipertesi”, sottolinea Mulatero, aprendo la strada a un futuro in cui la prevenzione e la precisione terapeutica diventeranno standard nella lotta all’ipertensione.
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