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Il fatto
20 Agosto 2025 - 04:31
A pochissimi giorni di distanza dall’accoltellamento ai danni di un 27enne - aggressore ancora in fuga - una nuova storia di violenza al parco della Pellerina. E’ sera e tre ragazzi tunisini, ventenni, regolari sul territorio, laureati e senza precedenti di nessun genere, stanno passeggiando verso la fermata del bus. Sono usciti a piedi, hanno “bevicchiato”. Sono tutti lavoratori, non vogliono rischiare la patente per un bicchiere in più.
Alti, vestiti bene, fisici prestanti. A un certo punto si avvicina loro un pakistano, 30 anni circa. Fa un apprezzamento. I ragazzi lo ignorano. Lui continua, li segue per qualche metro. Si avvicina a uno, gli appoggia la mano sui pantaloni, nelle parti intime: il 20enne gliela toglie. «Guarda che posso pagare bene, dimmi quanto vuoi». Il ragazzo lo spintona, l’amico gli dà manforte. Il terzo resta immobile a guardare. Il pakistano va in terra e cadono dalle tasche due telefonini e un pacco di tabacco. I tunisini prendono i cellulari e il tabacco e si incamminano verso la fermata del bus. Il pakistano si alza, li segue ancora. Incrocia una donna, le chiede di chiamare la polizia. Le dice di essere stato vittima di una rapina. Negli atti si leggerà che il pakistano l’ha indicata come testimone: lei ha specificato, non ha visto nulla. Torniamo a quella sera. Passa il bus, i ragazzi salgono a bordo. Arriva la polizia che ferma il mezzo. I giovani sono, effettivamente, in possesso dei telefonini. E del tabacco. In quel pacchetto di Camel ci sono 175 euro. Uno dei tunisini ha in tasca uno spray al peperoncino. Che non ha usato contro il pakistano.
Tutti e tre finiscono al Lorusso e Cutugno, accusati di rapina. A occuparsi del fascicolo è la pm Fabiola D'Errico: chiede il carcere per i tre ventenni. In disaccordo gli avvocati dei tunisini: troppe ombre sulla vicenda. «Sono stati sentiti in momenti e luoghi diversi: tutti e tre la stessa versione», dichiara l’avvocata Fabiola D’Urzo. Perché non c’è un referto se l’uomo dice di essere stato preso a calci e pugni? «Se violenza c’è stata era solo per allontanare il 30enne che stava facendo avances pesanti sgradite», dice l’avvocata Virginia Cuffaro. I documenti riportano che il 30enne ha scelto di non andare in ospedale, non era necessario. «Si tratta di un furto, non è una rapina: la violenza non era funzionale alla sottrazione di beni e denari», conclude il collega, Salvatore Crimi. Le indagini proseguiranno, cercando di rispondere agli interrogativi che lascia questa storia. Che vede tre ragazzi, maschi, lamentare un abuso sessuale. Ma a cui sembra, ad oggi, in pochi vogliano credere.
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