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In Piemonte mancano gli insegnanti di sostegno

Solo il 13% dei posti di ruolo coperti alle elementari. Sindacati in allerta: “Così non avremo mai personale qualificato per gli alunni fragili”

In Piemonte mancano gli insegnanti di sostegno

In Piemonte si apre un nuovo fronte per il mondo della scuola: la carenza di insegnanti di sostegno nella scuola primaria ha raggiunto livelli preoccupanti. Su 1.139 posti a tempo indeterminato autorizzati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, solo 149 candidati hanno risposto all’appello. Una percentuale che si ferma al 13%, lasciando scoperti oltre mille posti destinati ad alunni con disabilità o bisogni educativi speciali. A Torino, il quadro è appena meno critico: 97 adesioni su 445 posti disponibili, pari al 22%. Ma il dato, sottolineano i sindacati, non mostra l’intera dimensione del problema. I numeri si riferiscono infatti solo alle cattedre di ruolo. Per ogni posto stabile, ci sono almeno due incarichi precari che ogni anno vengono assegnati tramite supplenze. Il rapporto è di uno a tre.

La soluzione tampone sono i contratti a tempo determinato, con il risultato che molti alunni cambiano insegnante ogni anno. In più, chi copre questi incarichi spesso non è specializzato, perché i docenti con formazione specifica per il sostegno alla primaria sono pochissimi. E proprio il bassissimo numero di candidature lo conferma. Il motivo di questo tasso basso di specializzazione è la formazione. Per candidarsi ai posti di ruolo nel sostegno serve aver completato un percorso di specializzazione. Nelle scuole superiori, questo canale viene spesso scelto proprio perché offre maggiori opportunità di assunzione. Alla primaria, però, accade l’opposto: già durante il terzo anno di università si accede con facilità a una cattedra curricolare. Per chi vuole lavorare subito, il sostegno non è un vantaggio, anzi richiede un anno di studio in più, senza garanzie di stabilità. Solo chi sceglie questo percorso “lo fa per passione”.

La situazione ha acceso un forte campanello d’allarme tra le sigle sindacali. Serena Morando, segretaria regionale Flc Cgil, parla di una crisi strutturale: «Decine di migliaia di posti non hanno copertura e questo avrà conseguenze pesanti per le famiglie e gli studenti. Il problema vero resta la precarietà del sistema». Claudia Zanella (Cisl) propone di «proseguire il ragionamento avviato con le Università per aumentare il numero degli accessi ai percorsi di specializzazione». E anche Agostino Colotti rilancia l’allarme: «Andando avanti così non avremo mai per i nostri alunni bisognosi personale qualificato».

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