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21 Agosto 2025 - 11:01
Centro sociale Leoncavallo di Milano
«Lo sgombero del Leoncavallo è un segnale concreto e lodevole. Adesso non ci sono più scuse per Torino, prenda esempio e sfratti Askatasuna». Questo il commento di Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega in Piemonte, in seguito allo sgombero del centro sociale milanese Leoncavallo, avvenuto all'alba di oggi, giovedì 21 giugno. Ricca oltre a promuovere l'iniziativa, ha chiesto nuovamente al sindaco Stefano Lo Russo e al centro sinistra di prendere simili provvedimenti per la restituzione alla città dell'immobile di corso Regina, occupato dal centro sociale.
Il consigliere Ricca definisce l'intervento nel capoluogo milanese: «Un segnale concreto che fa crollare il tema dell’intoccabilità di una certa tipologia di attivismo che si muove in contesti non proprio limpidi», e, prendendo spunto da quello che è successo in via Watteau, sede del Leoncavallo, lancia a gran voce l'appello per la città di Torino, invitando a prendere provvedimenti simili per risolvere una volta per tutte la situazione Askatasuna. «I torinesi meritano di vivere in un contesto di legalità -conclude Ricca - La città ha il diritto che le venga restituito l’immobile di corso Regina».
La storia del centro sociale Leoncavallo di via Watteau, nel quartiere Greco a Milano, parte dal 1994, anno in cui è iniziata l'occupazione dello stabile, diventato negli anni un punto di riferimento per associazioni, collettivi e iniziative culturali autogestite, simbolo di una Milano sotterranea che ha fatto del Leoncavallo una bandiera.
Gli agenti della Questura, a partire dall'alba di oggi, sono entrati nello stabile insieme all’ufficiale giudiziario, dando avvio a un’operazione attesa da anni. Le procedure si stanno svolgendo senza incidenti né disordini, mentre dagli account social degli attivisti è partito l’appello: “Ci stanno sgomberando, accorrete”. L’intervento, richiesto dalla società “L’Orologio srl” del Gruppo Cabassi, segna la fine di una vicenda infinita: dal 2005 il provvedimento era rimasto sospeso, subendo ben 133 rinvii.
La svolta definitiva è arrivata dopo la condanna inflitta al ministero dell’Interno, che il 29 ottobre 2024 è stato obbligato a versare oltre 3 milioni di euro ai proprietari dell’area per il mancato sgombero. Oggi quella lunga partita giudiziaria si traduce nei fatti: lo stabile viene liberato, e con esso si chiude una pagina che per trent’anni ha segnato la storia sociale e politica di Milano.
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