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Il caso
27 Agosto 2025 - 05:40
Foto: Depositphotos
Primo per supporto alla formazione e al lavoro in Nord Italia e secondo - dopo la Lombardia - per erogazione degli assegni di inclusione: la misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, lavorativo e di formazione. I numeri dell’Osservatorio Inps aggiornati a giugno 2025 fotografano un Piemonte in cui quasi 36mila nuclei familiari - anche se la maggior parte è costituita da persone sole - hanno bisogno di supporto statale attivo.
Una tendenza esasperata dal capoluogo sabaudo: Torino, i cui numeri pari a 18.467 famiglie - su un totale regionale di 31.310 percettori di almeno una mensilità nel primo semestre del 2025 - costituiscono oltre la metà - per l’esattezza il 58,9% - dei beneficiari piemontesi. Facendo detenere alla città la maglia nera al Nord Italia. Dopo Torino, l’unica città con numeri simili è Milano, con 16.109.
La cifra media di contribuzione è di 719 euro, allineandosi con città ad alto tasso di disagio socio-economico, come Napoli, Palermo, Roma, Catania e Caserta (la media nazionale, invece, è di 694 euro).
Il confronto con il passato è impietoso: nonostante i requisiti più rigidi rispetto al reddito di cittadinanza degli anni scorsi, il numero di beneficiari non è calato in modo significativo (appena 470 in meno rispetto al 2023).
Focalizzandosi sul supporto per la formazione e il lavoro, a giugno, i soggetti beneficiari di pagamenti a livello nazionale sono stati pari a 72.469. La maggior parte sono donne (43.887), a fronte di uomini (28.582). Il 39% dei beneficiari ha un’età compresa tra 50 e 59 anni.
Nonostante l’Inps segnali, rispetto allo scorso anno, l’aumento di beneficiari tra le fasce più giovani e la diminuzione tra quelle più anziane. Mentre a Torino - prima città del Nord - il numero ammonta a 5.139 beneficiari e 3,4 mensilità usufruite (a fronte di una media nazionale di 3,3).
Questo dimostra che le sacche di povertà presenti nel Torinese sono strutturali e non hanno subito variazioni dal 2022. A incidere in modo determinante è la natura del mercato del lavoro locale, segnato da precarietà e redditi bassi, due fattori che contribuiscono al permanere di una fragilità economica diffusa e profonda.
La distribuzione degli altri beneficiari sul territorio regionale è molto più bassa: Alessandria (11,4%), Cuneo (8%), Novara (5,8%), Asti (5,1%), Vercelli (4,2%), Biella (3,9%) e il Verbano-Cusio-Ossola (2,2%).
Un quadro che evidenzia un divario interno sempre più marcato tra Torino e il resto del Piemonte — un tema che chiama in causa la necessità urgente di politiche del lavoro più incisive e strumenti più efficaci per combattere la povertà urbana.
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