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Vita politica
05 Settembre 2025 - 05:21
Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo
Le elezioni di primavera 2027? «E’ ancora presto per parlarne». Rispondono tutti. Eppure qualcosa si muove. E da quando il primo cittadino di Torino Stefano Lo Russo è rientrato nei suoi uffici dalla pausa estiva con un piglio decisamente diverso, la sensazione è che intorno a sé il movimento ci sia, seppure si limiti ancora ad intenzioni.
Primi passi
L’apertura al campo largo, così largo da volersi accaparrare «chi a livello nazionale voterebbe a destra», aveva detto qualche settimana fa Lo Russo. Una gestione dei media un po’ più curata e “coltivata”. Nonché diversi giri in piazza, tra i cittadini che amministra da ormai quattro anni. Sono alcuni dei segnali che sanciscono quello che lo stesso sindaco ha definito come «l’inizio della fase finale di quest’Amministrazione». La stagione in cui si collaudano gli amici e si “sondano” i meno amici. Che parte con i “tagliandi” agli assessori: la prima data il 16 settembre, con il membro della Giunta con deleghe ai Grandi Eventi Mimmo Carretta.
Gli “infelici”
Tra le opposizioni, ma non solo, si parla da tempo di “mal di pancia”. Con frecciatine che conducono sia all’interno che all’esterno della giunta.
«Nessuno si è fatto ancora avanti, ma ci sono degli scontenti in più. Almeno un paio più “dichiarati”», afferma il vicecapogruppo di Torino Bellissima Pierlucio Firrao. La lista civica che alle scorse elezioni era quasi riuscita a convincere la maggioranza dei torinesi (ma stroncata al ballottaggio chiuso al 41%).
«Indubbio qualche mal di pancia nei confronti di chi siede in Sala Rossa “più a sinistra” - insinua invece il vicecapogruppo FdI Ferrante De Benedictis -. Da tempo diciamo che Lo Russo fa da traino a Sel. Ma il rischio è estremizzare la sinistra e marginalizzare sia i dem più vicini al mondo cattolico, che i moderati».
Gli “anti-Lo Russo”
Se il Movimento 5 Stelle ha chiarito, prima attraverso le parole del capogruppo in Comune Andrea Russi, poi dell’esponente regionale Alberto Unia che «il punto non è Lo Russo, ma il suo programma». Intimando che “o cambia quello o niente campo largo”. Tra chi sta più a destra le reazioni sono state molto diverse.
Augusta Montaruli, che molti vedono come la “Giorgia Meloni in Piemonte” e che definisce le mosse di Lo Russo un «attivismo all’ultimo secondo», nonché una «operazione di marketing», non si espone con dei nomi. «Non facciamo campagna elettorale sulla base dell’avversario», afferma netta. Ma nel giro, insieme all’assessore regionale Maurizio Marrone, è sicuramente uno dei nomi più apprezzati. Il senatore FI Roberto Rosso, invece, si sbottona un po’ di più. «Partiremo nelle prossime settimane con un tavolo di confronto insieme a Lega, FdI e Udc, sul “modello Cirio”, attraverso cui le forze moderate hanno vinto. I nomi? Le mie tre carte sono Andrea Tronzano, Claudia Porchietto (entrambi in Regione) e Marco Fontana», conclude.
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